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Dopo la tappa di Villa Convento, da oggi e per due fine settimana, l’arcivescovo Michele Seccia sarà in Visita Pastorale a Novoli. Primo step nella comunità della chiesa matrice, la parrocchia intitolata a Sant’Andrea Apostolo. Con il parroco don Stefano Spedicato andiamo a conoscere la realtà della porzione del popolo di Dio a lui affidata.

 

 

 

 

Don Stefano, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Novoli nella tua comunità?

 

I primi dati storici della presenza di una comunità cristiana a Novoli risalgono al 1571: esattamente il 6 gennaio di quell’anno, solennità dell’Epifania del Signore, è registrato il primo Battesimo a firma del parroco don Domenico dell’Atti: alla bimba fu dato il nome di Befana. Mi piace molto questo riferimento storico perché permette alla comunità di Novoli di restare ancorata e legata alle radici di una storia che deve al cristianesimo la sua origine. Di fatti già prima di quella data è certificata la presenza di un popolo che, grazie all’avvento dei monaci basiliani, si stringe attorno alla venerazione della Madonna (vedasi gli affreschi presenti nella prima chiesa madre del paese oggi denominata chiesa dell’Immacolata). A distanza di secoli, dunque, l’arcivescovo Michele Seccia troverà una comunità cittadina e parrocchiale legata alla propria storia di cui custodisce e tramanda con orgoglio il patrimonio culturale e cristiano che la caratterizza. La comunità di oggi è cresciuta grazie al lavoro pastorale che, sempre al passo con i tempi, è stato compiuto dai pastori che l’hanno accompagnata nel solco degli ultimi decenni. È comunità matura che ha conosciuto le tante vicende del rinnovamento, del mettersi in gioco, dell’audacia e della grazia di Dio a cui sempre ha fatto e fa riferimento. Oggi Novoli è una realtà sociale e parrocchiale viva e matura che come e con tutta la Chiesa sta attraversando un cambiamento di epoca nell’annuncio e nell’accoglienza della Buona Notizia che è il Vangelo. L’arcivescovo incontrerà allo stesso tempo tanti che hanno preso le distanze dalla vita buona del Vangelo. Lo si rileva dalla frequenza domenicale alla celebrazione eucaristica, dalle scelte di vita tanto spesso sganciate dalla scelta cristiana, dal ricorso al sacro in determinate occasioni che corrisponde al tradizionalismo piuttosto che ad una consapevole scelta di vita cristiana. È quanto di fatto accade in ogni nostra realtà e Novoli non ne è esente.

 

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

 

Se dovessi rispondere alla domanda usando il pennello lo farei usando due icone del Vangelo. La prima Marta e Maria (cfr. Lc 10, 38 – 42). La forza della comunità di Sant’Andrea deriva dall’aver appreso l’arte di saper sempre e al contempo essere Marta e Maria: non si può solo pregare come non si può solo fare! Ogni forma di servizio nasce dall’ascolto della Parola. Ogni ascolto della Parola porta necessariamente al servizio. Questa esperienza la tocco con mano ogni giorno nelle tante condivisioni di discepoli e discepole che in questo territorio sono icona vivente della casa di Betania: sono persone che dall’altare dell’Eucaristia celebrata salgono all’altare dell’Eucaristia vissuta nella carità. La seconda icona la prendo direttamente dall’ultima cena vissuta da Gesù con i suoi apostoli nel cenacolo e in modo particolare dallo scambio dialettico tra Gesù e Pietro: «Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”» (Gv 13, 6 – 8). La forza della comunità di Sant’Andrea è la capacità di lasciarsi lavare i piedi - lasciarsi amare - dal Gesù che passa nel volto dei suoi pastori. Questa verità va riconosciuta a questo popolo santo di Dio: è comunità che ama, accoglie, custodisce i suoi pastori. Le fragilità sono l’esatto contrario. Per la liturgia forza è l’incontro con Cristo nell’ascolto della Parola nelle diverse opportunità offerte (lectio, meditazioni, approfondimenti…) e nella Eucaristia (decoro e cura delle celebrazioni e degli ambienti usati). Per la catechesi forza è l’entusiasmo, la passione, la fantasia e l’amore per Gesù e i ragazzi loro affidati dei catechisti. Per la carità l’attenzione non solo ai bisogni materiali, ma prima ancora di quelli legati alla dignità di ogni persona di quanti tendono la mano nel bisogno. Straordinarie le porte aperte della Caritas nel tempo della pandemia: quanti hanno dato con generosità, quanti hanno ricevuto con dignità. Pagine che resteranno scritte certamente nel Libro della vita, quello che Dio leggerà a ciascuno quando ci presenteremo al suo cospetto.

 

 

Che cosa vi attendete dalla visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

 

Ci attendiamo semplicemente di poter sperimentare - e ne siamo certi accadrà - la prossimità, l’affetto e lo sprone del nostro pastore. A lui stesso chiederemo gli obiettivi verso i quali orientare i nostri passi nel breve e nel medio tempo senza perdere l’orizzonte ultimo che per tutti è il Cielo.

 

 

 

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