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Mani che si intrecciano con quelle dell’arcivescovo Michele Seccia nella visita pastorale che, dopo tanta attesa e trepidazione, è giunto a Novoli.

 

 

Gli animi si erano già scaldati all’accoglienza del pastore nella visita del 26 gennaio al cimitero di Novoli con la preghiera per i fedeli defunti lì sepolti: “la carezza di padre ha raggiunto le lacrime di chi da tempo, nel tempo interrotto dalla morte, piange giorno dopo giorno nel ricordo e nella non dimenticanza i propri cari. Un segno profetico che apre alla speranza” ha raccontato don Stefano Spedicato, parroco della matrice. “I passi dolci e delicati del pastore che calpesta il camposanto è il primo annuncio di Vangelo al popolo in attesa: annuncio di orizzonti di eternità, annuncio di vittoria della vita sulla morte, annuncio che la risurrezione è per tutti, nessuno escluso, per l’oggi di questo tempo e per l’oggi di Dio che è l’eternità”.

Mani, quelle del vescovo, che si aprono per custodire sul petto il “pane vivo disceso dal cielo” che è l’Eucaristia, mani che si aprono per farsi dono ai fratelli e alle sorelle ammalate e inferme. Con passi audaci di tenerezza è entrato nelle case e nei cuori di quanti, nella stagione tarda del vivere, sono costretti a dipendere dalle cure e dalle attenzioni dei propri cari. Per loro, i nostri anziani, il vescovo è stato annuncio di speranza, conforto, carezza di Dio.

Una visita pastorale che non si è fermata dentro il limitare del sacro, ma ha intrecciato e stretto le mani dei lavoratori che, nella geografia della zona industriale di Novoli, con il loro manufatturiero artigianale, hanno fatto scorgere l’audacia e la bellezza di un popolo che dedica tempo al lavoro con professionalità e competenza. “Qualità” ha più volte sottolineato il presule “che permettono all’uomo che lavora di continuare l’opera della creazione iniziata da Dio”.

Anche i circoli ricreativi presenti in Piazza Regina Margherita sono stati motivo e occasione per mons. Seccia di stringere le mani dei tanti uomini che nella stagione tarda dell’età, col desiderio di riunirsi insieme, trascorrono le ore del meritato riposo dopo il faticoso lavoro giovanile.

Anche al mondo che si spende per il bene comune dei novolesi l’arcivescovo ha voluto porre la sua mano di benedizione. Nella stupenda cornice del teatro comunale, il primo cittadino, unitamente ad alcuni consiglieri dell’amministrazione comunale, hanno dato il cordiale benvenuto a nome della città intera.

La festa più straordinaria è stata certamente quella vissuta insieme ai ragazzi, ai genitori e ai catechisti nel pomeriggio di sabato. Sono stati gli stessi ragazzi a parlare al vescovo con il loro modo gioioso ed esuberante. “I ragazzi hanno detto in maniera chiara il loro sogno più grande: quello di un mondo dove non ci sono la guerra e l’odio, ma solo fraternità, giustizia e amore in un girotondo che si intreccia per far ripartire il mondo” ha commentato don Stefano. Pensiero accolto e rilanciato dal neo presidente parrocchiale di Azione cattolica Egidio Mello partendo dal testo di Mengoni: "Mentre il mondo cade a pezzi io compongo nuovi spazi e desideri che appartengono anche a te, che da sempre sei per me l'essenziale: e questo è il nostro augurio, perché questa Visita Pastorale sia l'occasione per noi di comporre insieme nuovi spazi i e di far nascere straordinari desideri, che sanno di bene perché originati dal bene e per il bene della nostra comunità”.

La messa prima e l’assemblea parrocchiale poi sono state le occasioni prossime per iniziare a incanalare desideri e progetti per il prossimo futuro.

I due segni regalati al vescovo hanno il sapore del futuro prossimo che affonda le radici nella storia di questa comunità. Il primo: la consegna da parte di un commosso prof. Gilberto Spagnolo, già dirigente dell’Istituto Comprensivo di Novoli, che ha messo nelle mani del vescovo l’ultima sua produzione: “Memorie antiche di Novoli. La storia, le storie, gli ingegni, i luoghi, la tradizione. Pagine sparse di storia civica” di recentissima pubblicazione.

Il secondo segno realizzato in legno da Carmelo e Ada Imbriani che nella loro officina artigianale hanno creato e donato al vescovo un crocifisso stilizzato con inciso il motto che accompagna il suo ministero episcopale dall’inizio: “Collaboratore della vostra gioia”.

“È proprio la gioia che l’arcivescovo ha donato ai cuori di quanti in questi giorni hanno avuto la possibilità di intrecciare le sue mani, incrociare i suoi occhi, sentire e accogliere l’anelito e la passione di un pastore che visita il suo popolo perché lo ama”, conclude don Stefano al termine di questi giorni di grazia.

 

 

 

 

 

 

 

 

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