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Giunge oggi, 6 dicembre, nel quartiere Stadio, l’arcivescovo Michele Seccia. La prima tappa è nella comunità parrocchiale di San Massimiliano Kolbe, guidata da poco più di un anno da don Maurizio Ciccarese. Così don Maurizio parla della sua parrocchia ai lettori di Portalecce.

 


 

Don Maurizio, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale nella tua comunità?

Nel visitare la comunità parrocchiale di San Massimiliano Maria Kolbe, il nostro vescovo troverà una comunità in cammino. Come Israele nel deserto aveva abitato sotto le tende, così l’esperienza e l’avventura di questa comunità parrocchiale è cominciata sotto una “chiesa-tenda” che per 14 anni è stato il luogo di preghiera e di incontro della giovane comunità perché i palazzi cominciavano a fiorire sempre di più. Dal 1997 questa comunità ha la sua nuova chiesa parrocchiale che è il centro nevralgico del quartiere. Il territorio è omogeneo e pieno di nuclei condominiali nella parte a ridosso della parrocchia, che ne costituisce il nucleo importante, con una serie di ville che si presentano man mano che ci si allontana dalla chiesa. Il resto del territorio è, poi, abbastanza disomogeneo essendo costituito da campagna e da agglomerati di abitazioni nella parte più esterna della parrocchia È una comunità giovane, gioiosa, inclusiva, attenta ai poveri e alle situazioni di disagio che in essa si trovano, aperta alle esigenze sociali di una periferia che vuole dare il suo contributo al bene della gente. Tante le povertà umane, sociali ed economiche ma tante anche le potenzialità che ne fanno una parrocchia dinamica.

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

Dopo un anno alla guida di questa comunità parrocchiale, certamente posso affermare che la comunità vive pienamente ancorata a quelle che sono i tre punti focali della pastorale parrocchiale. La catechesi è uno dei pilastri principali dell’apostolato, con il limite che in essa vengono coinvolti, purtroppo, solo i ragazzi della iniziazione cristiana attraverso il cammino tradizionale. Le attività sono programmate in maniera differenziata secondo le fasce d’età, integrate con attività coreutiche, laboratoriali e di approfondimento. Abbastanza fragile è ancora l’attenzione alle altre fasce di età.  La vita liturgica della comunità è assicurata da molteplici ministri istituiti, dal gruppo liturgico, dalla presenza dei cori parrocchiali che animano le liturgie. La comunità viene preparata attraverso la introduzione alla celebrazione da parte del gruppo liturgico e alle celebrazioni eucaristiche prefestive e festive è assicurata l’animazione musicale e liturgica. La caritas parrocchiale, poi, è certamente uno dei punti di forza dell’attività pastorale parrocchiale. L’attività di sostegno non si esaurisce nel prendersi cura dei poveri, ma si cerca di restituire alla comunità la gioia e la responsabilità di questa cura; inoltre, non si limita alla distribuzione degli alimenti, ma cerca di educare la comunità tutta al servizio, alla attenzione alle necessità del vicino di casa, fino agli “ultimi” assistiti dalla parrocchia. Purtroppo, le necessità aumentano sempre di più e non è sempre facile soddisfare le esigenze di tutti.

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

La comunità parrocchiale attende il vescovo perché le dia nuovo impulso e nuova spinta nella sua attività pastorale. La Visita Pastorale sarà certamente l’occasione per verificare il cammino di questa porzione della Chiesa che attende dal suo pastore le indicazioni per un maggiore coinvolgimento, soprattutto, di quelle fasce della comunità che riusciamo a coinvolgere poco. Sarà l’occasione per incontrare il padre, il maestro, il pastore che ci stimolerà ad essere sempre più Chiesa e comunità in cammino alla scoperta del volto di Dio e del Regno che ci auspichiamo di potere rappresentare e mostrare sempre maggiormente nella nostra azione.

 

 

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