Ieri sera nell’incanto barocco di Piazza Duomo in Lecce si è svolto il primo Graduation day organizzato dall’Università del Salento per consegnare in pompa magna ai neo-dottori con laurea magistrale la pergamena del titolo. L’arcivescovo Michele Seccia essendo impossibilito ad intervenire non ha fatto mancare il suo indirizzo di saluto che dal palco è stato pronunciato da don Tony Bergamo, direttore dell’Issrm “don Tonino Bello” di Lecce. Portalecce propone il testo integrale del messaggio.
Sono davvero dispiaciuto per non poter essere stasera in Piazza Duomo a celebrare con voi e per voi questo evento speciale. Sono costretto, pertanto, a farmi presente attraverso queste poche righe per manifestarvi la mia vicinanza e rappresentarvi la mia gioia di pastore di questa città e di questa Chiesa per il traguardo che avete raggiunto.
Cari giovani laureati, esprimo le mie più vive congratulazioni al vostro rettore e ai suoi collaboratori per aver voluto a Lecce questo bellissimo evento, orgoglioso anche perché hanno scelto questa piazza, una volta identificata come il “Cortile del Vescovado”. Siete dunque, in qualche modo, nella casa del vescovo per vivere questo sereno momento di festa: sentitevi a casa vostra. Non solo stasera ma anche dopo, quando vorrete trascorrere del tempo con me, per raccontarmi i vostri progetti ma anche per confidare le vostre paure: sappiate che questa piazza e la mia casa sono sempre aperte per accogliere tutti. Per accogliere soprattutto voi che oggi iniziate un nuovo percorso di vita: gli anni trascorsi nell’Università del Salento forse per voi rappresentano già il passato. Nuove strade e nuove prospettive ormai si aprono davanti ai vostri occhi: non sia così. I luoghi e le persone che ci hanno aiutati a costruire il nostro futuro non apparteranno mai ad un passato remoto ma resteranno sempre presenti come fari luminosi che ci accompagneranno in ogni momento della vita e faranno luce sul cammino. Non solo doverosa gratitudine, dunque, per chi ha contribuito alla vostra formazione umana e culturale, ma soprattutto, incancellabile memoria che profuma di avvenire.
Il titolo che vi viene consegnato oggi non sia soltanto una pergamena da incorniciare ma rappresenti un contratto con la speranza. Papa Francesco non smette mai di ripetere quando parla a giovani come voi: “non lasciatevi rubare la speranza”. E ancora così ribadiva ai laureati della Cattolica: “non lasciatevi contagiare dal virus dell’individualismo. È brutto, e fa male. Nell’università avete sviluppato gli anticorpi contro questo virus. Essa vi ha aperto la mente alla realtà e alla diversità; lì potete mettere in gioco i vostri talenti e metterli a disposizione di tutti”.
Il vostro talento, il vostro bagaglio culturale, ciò che voi siete e siete diventati… da oggi sono già patrimonio dell’umanità: siatene gelosi non perché essi restino rinchiusi nelle quattro mura della vostra vita ma perché diventino bene comune per chiunque incontrerete sulla vostra strada.
Ciò che avete fatto fino ad oggi è già un “capolavoro” - direbbe San Giovanni Paolo II - ma è ancora incompleto: direi, un’opera incompiuta finché l’altruismo e la solidarietà non diventeranno per ciascuno di voi, stile di vita; occasione di sviluppo per il piccolo-grande mondo che vi circonda; finché non diventerà nel tempo, pane per tutti.
Auguri, ragazzi miei e grazie per avermi ascoltato. Vi abbraccio uno per uno e vi benedico.