L’assemblea provinciale di Confcooperative Lecce che si è svolta ieri a Tenuta Caradonna dal titolo “Lavoro, comunità, futuro. La funzione sociale della cooperazione” ha accolto con gioia ed entusiasmo le parole che l’arcivescovo Michele Seccia ha voluto rivolgere in apertura dei lavori assembleari.
“Il vostro cordiale invito - ha detto Seccia - mi conferma il compito di corresponsabilità che la comunità dei credenti e il mondo del lavoro, in particolare quello cooperativo, perseguono insieme per lo sviluppo del territorio e soprattutto per la valorizzazione della persona e il totale rispetto della sua dignità che, attraverso il lavoro giusto e sostenibile, raggiunge la sua espressione più alta”.
E dopo aver citato Papa Francesco il quale in più occasioni ha ribadito come il modello cooperativo sia ispirato ai principi della dottrina sociale della Chiesa, a proposito della reciproca solidarietà che alla base di ogni foma di cooperazione, l’arcivescovo di Lecce ha aggiunto: “È solidarietà, carissimi, dedicarsi agli altri per creare lavoro equamente retribuito a tutti; permettere, ad esempio, agli agricoltori che qui al sud erano abituati a rimanere solitari ed isolati, e quindi fragili e trascurati da un mercato globalizzato... di mettersi insieme e diventare più forti, sentirsi in un insieme che li libera dallo sterile individualismo e li incoraggia e li sostiene. È solidarietà permettere ad ogni persona che lavora di essere parte e protagonista attivo di una comunità di uomini e donne forti che perseguono all'unisono gli stessi obiettivi. È solidarietà cooperare ad una società che non lascia indietro nessuno e che si preoccupa anche di chi non ce la fa”.
Seccia è poi tornato sul dramma della povertà: “Qualche settimana fa parlando agli industriali e agli imprenditori salentini concludevo il mio intervento con queste parole: ‘non dimenticatevi dei poveri’. Lo ripeto anche a voi: non giratevi dall'altra parte di fronte al disagio. E voi che avete scelto la solidarietà e la cooperazione come stile di vita, voi che per scelta non potete e non volete fare a meno degli altri... non dimenticatevi mai dei poveri. Gesù ce lo ha anticipato: ‘li avrete sempre tra voi’”.
È poi entrato nello specifico dell’esperienza delle cooperative sociali all’interno dei contesti ecclesiali: “Come certamente saprete, negli ultimi decenni, il modello della cooperazione è divenuto molto caro alle diocesi italiane e tanti vescovi lo scelgono per attivare processi virtuosi, specie per valorizzare i beni ecclesiastici che altrimenti andrebbero in rovina e la loro ricchezza di storia e di arte diverrebbe ignota ai notevoli movimenti del turismo culturale e religioso che ancora oggi, in Italia, in Puglia, come a Lecce continua a far crescere i territori e a produrre reddito per numerose famiglie”.
“Anch'io – ha raccontato attingendo alla storia degli ultimi cinque anni nella diocesi leccese - , quando oltre sei anni fa giunsi a Lecce, dopo qualche mese di osservazione, non ebbi esitazione a dare il mio convinto consenso alla creazione di una cooperativa di giovani - ArtWork - che per me oggi è un fiore all'occhiello perché in poco tempo è riuscita a dare un senso nuovo al turismo culturale leccese tanto da diventare un modello positivo in Italia: non so se lo sapevate ma da qualche giorno questa nostra esperienza leccese – ed è tutto dire - è sbarcata anche nella diocesi di Bari-Bitonto. Ma soprattutto, ArtWork dà lavoro a molti giovani salentini. E sottolineo salentini, giovani cioè che magari cinque anni fa erano pronti con la valigia in mano per andarsene da una terra che fino a quel momento si era manifestata avara e che all'improvviso si è finalmente dimostrata attenta e generosa verso alcuni dei suoi figli”.
Profetiche le conclusioni dell’arcivescovo Seccia: “Mi fermo qui ribadendo che la carità oggi nella Chiesa (e anche fuori) non può più limitarsi all'elemosina. Non basta e, spesso, non risolve i problemi di fondo. La vera carità è quella che offre opportunità durature nel tempo; è quella che punta alla crescita della persona, che la mette al centro e la rende protagonista del proprio destino. E in tutto questo, il modello cooperativo è davvero una grande provvidenza”.
Photogallery di Arturo Caprioli