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All’inizio del solenne pontificale presieduto dal card. Angelo De Donatis nella festa in onore del Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni della città e della Chiesa di Lecce (LEGGI), l’arcivescovo Michele Seccia ha rivolto al porporato salentino l’indirizzo di saluto che segue qui integralmente.

 

 

Eminenza Reverendissima, è con il cuore colmo di gioia e traboccante di gratitudine che stasera, da pastore di questa amata Chiesa di Lecce, le do il benvenuto nella nostra cattedrale, grembo della vita sacramentale di ogni fedele.

Un caloroso benvenuto anche a voi eccellentissimi fratelli nell’episcopato, a voi miei amati presbiteri, fratelli e sorelle religiosi, diaconi, seminaristi.

Un deferente saluto al nostro sindaco che ringrazio particolarmente per la sua presenza e per aver organizzato in così poco tempo una bella festa che fa onore alla nostra città. Con lei saluto tutte le autorità qui convenute e tutti voi, famiglia di Dio. Grazia e pace nel Signore Risorto.

Eminenza, è motivo di particolare trasporto interiore, celebrare la Festa dei Santi Patroni alle porte del Giubileo della Speranza. Il Santo Padre al quale, con tutta la Chiesa di Lecce, rinnovo piena fedeltà e totale obbedienza, nella bolla d’indizione, ci incoraggia a ricercare l’unica sola, eterna e vera Speranza che non delude: Cristo Signore.

Per questo, i Santi Oronzo, Giusto e Fortunato divengono per noi modelli di vita cristiana. Perché hanno ricevuto in dono dallo Spirito Santo il coraggio evangelico di andare fino in fondo, non per semplice audacia umana ma, per amore, per quell’amore che Cristo ha donato a noi sulla Croce, quell’Amore che diviene garanzia di speranza.

Il nostro pensiero e il nostro affetto raggiungano tutti coloro ai quali la speranza, ogni giorno, viene tolta, coloro che si sentono oppressi, dimenticati, esclusi. Pregheremo anche per loro in questa solenne Eucarestia. Sia questa festa, per tutti, una festa di speranza.

Eminenza, su questa cattedra, che ha quasi 2000 anni di storia, le affido le attese, le speranze le lacrime del popolo santo di Dio. Le porga al Signore come il pane e il vino offerti per la celebrazione, affinché possiamo diventare noi stessi Eucaristia.

Tornando a Roma porti al Santo Padre il nostro affetto filiale, porti a Lui le gioie e le fatiche di una Chiesa in cammino sinodale; e porti la riconoscenza infinita per il grande dono di grazia che sarà il Giubileo ormai alle porte: diventi per tutti noi e per tutti coloro che sono lontani da Dio, una nuova opportunità di grazia, irripetibile occasione per rinnovare la nostra fede nell’infinita misericordia del Signore.

Immagino che sarà un anno ancor più impegnativo anche per Lei che il Papa ha voluto come Penitenziere Maggiore, a capo, cioè, di quello che egli stesso ha ribattezzato “Tribunale della Misericordia”: la nostra Chiesa la accompagnerà con la preghiera quotidiana.

Grazie, eminenza. Ripartiremo dall’altare per essere pellegrini di speranza per offrire ai nostri fratelli e alle nostre sorelle la testimonianza viva del nostro amore per il Signore.

Egli, per intercessione dei nostri Santi Patroni, benedica le nostre famiglie, i nostri ammalati e gli anziani che ci seguono da casa grazie a Portalecce e a Tele Rama, i fratelli e le sorelle che vivono a Borgo San Nicola, i nostri giovani e soprattutto doni speranza chi l’ha perduta. Amen.

 

 

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