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Il ventisettesimo anniversario della sua ordinazione episcopale, Padre Michele, giunge in un tempo tanto strano e particolare quanto nuovo e inedito per la nostra Chiesa di Lecce e per la sua vita di pastore.

 

 

Scorrono ancora nella mente le immagini, nelle orecchie le parole, nel cuore le vibrazioni dell’annuncio da lei stesso proferito che il Santo Padre, Papa Francesco, accogliendo la sua richiesta, ha scelto mons. Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina come arcivescovo coadiutore della diocesi di Lecce.

Mentre mi vengono in mente le parole dell’apostolo: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio» (1Cor 3, 6-9) questo annuncio suscita un pensiero/sentimento che si fa strada dentro me: chi “pianta” e chi “irriga” quando è costretto a fermarsi per “attendere” la crescita operata unicamente da Dio, necessariamente si ritrova con degli spazi e dei tempi di silenzi carichi di domande e velati da timide nostalgie. Proprio in questi spazi e in questi tempi, ne siamo certi, è capace di entrare sempre e comunque la grazia di Dio. Mi permetta di dire a nome di ogni figlio e figlia, di ogni pastore e servo di questa Chiesa di Lecce: Padre Michele, in questi spazi e in questi tempi c’è anche la nostra presenza di figlie e figli riconoscenti che l’abbracciano con le braccia oranti del cuore e dell’anima.

Un’altra immagine riaffiora nella mente e diventa motivo di preghiera, di augurio e di auspicio in questo anniversario episcopale. È l’immagine del Signore nostro Pastore che il Salmo 22 ci consegna con una caratteristica particolare: «Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 22, 4). Ogni pastore è riflesso, segno e strumento, dell’unico Pastore che è il Signore. Ad ogni pastore è affidato il bastone e il vincastro, per difendere e avanzare, per poggiarsi e rialzare se stessi e il gregge affidato. Mi piace pensare che per la nostra Chiesa di Lecce inizi un tempo nuovo - come lei stesso, Padre Michele, ha avuto modo di dire nei giorni scorsi - nel quale sperimenteremo una fraternità episcopale condivisa che altro non è se non la presenza in mezzo a questo popolo santo e benedetto da Dio del suo Pastore che non rinuncia ad avere tra le mani il bastone e il vincastro, evidentemente interscambiabili, nel vostro - quello suo, Padre Michele, e quello di mons. Angelo Raffaele - servizio episcopale in mezzo a noi.

Se così è, allora: ad multos annos, Padre Michele!

 

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