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Il viaggio di mons. Michele Seccia in Moldavia ha avuto un duplice obiettivo: accrescere la dimensione missionaria della Chiesa di Lecce e porre le basi per un percorso di comunione ecclesiale con una Chiesa sorella.

Due aspetti che denotano la responsabilità del pastore, il quale vuole trasmettere alla comunità la passione missionaria che egli stesso ha maturato nel corso della sua esperienza sacerdotale ed episcopale. L’arcivescovo Seccia quando parla di missione manifesta ciò che ha vissuto in prima persona e chiede alla sua comunità diocesana di porsi in cammino con lui, con gli stessi sentimenti e la medesima passione.

Il percorso missionario ha portato il pastore di Lecce a vivere all’estero due momenti diversi, il primo in Madagascar ed il secondo in Moldavia, due diverse realtà, ma unite dall’essere parte ambedue di quel “sud del mondo” che non ha una collocazione geografica, ma una grande storia di povertà.

In Moldavia il viaggio missionario si è trasformato in un gesto di comunione con un altro pastore ed un’altra chiesa locale, quella moldava, la quale prima di tutto ha chiesto l’amicizia per consolidare il legame, iniziato da mons. Cosmo Francesco Ruppi, e che perdura da ben diciotto anno. Infatti mons. Seccia ha visitato tutte le opere della Fondazione Regina Pacis, ma ha incontrato anche i fedeli nelle parrocchie, è stato ospite delle canoniche dei preti, ha conosciuto le suore. Ma soprattutto, presiedendo il Giubileo degli organismi di impegno sociale della Chiesa cattolica in Moldavia, la quale esiste da venticinque anni, è entrato nel mondo delle povertà e dei bisogni reali, ha conosciuto i poveri, ha apprezzato gli operatori della carità e colto i sacrifici che vengono fatti per servire tutti.

Le opere della Fondazione Regina Pacis hanno positivamente sorpreso il vescovo e gli hanno permesso di leggere la storia degli anni di presenza in Moldavia, con la giusta attenzione ai bambini accolti, gli anziani serviti ed i minori detenuti formati per una vita nuova. Come lui stesso ha più volte detto “vedere è ben diverso dal sentir parlare”. Mons. Seccia ha visto!

Mons. Anton Cosa, vescovo di Chisinau, ha parlato di Lecce come chiesa sorella, ha definito l’arcivescovo Seccia, un fratello e ha apprezzato la presenza attenta dei sacerdoti leccesi, ospitandoli e servendoli in prima persona.

I percorsi missionari devono essere percorsi di comunione, di incontro e conoscenza, e senza queste premessi la missionarietà si riduce a sterili progetti e nulla di più. Allora quale sarà il futuro? Certamente molto concreto ed attento ai bisogni della Chiesa moldava. I primi passi sono stati mossi…   

 

 

 

 

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