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Il tempo pasquale muove speditamente i suoi passi e invita ogni cristiano a mettersi alla scuola del Risorto, per riconoscelo come il Signore della propria vita.

 

 

 

Cosi l'arcivescovo Michele Seccia ha introdotto la sua omelia nella celebrazione della III Domenica di Pasqua, in diretta tv dalla cappella di San Gregorio Taumaturgo.

Prendendo spunto dal bravo evangelico che ha presentato la vicenda dei due discepoli di Emmaus, immancabile è stato il rimando alla nostra fede , spesso scandita, a causa degli eventi della vita, dal nostalgico "speravamo".

Mons. Seccia ha esortato l'assemblea presente spiritualmente alla celebrazione, a guardare ancora una volta a Gesù che si presenta come il viandante, come la presenza sempre costante che accompagna i giorni di chi sceglie di camminare con lui.

In questo iter ascensionale, il Risorto dona all'uomo assetato di verità, l'acqua viva della sua Parola, in grado, di essere luce e certezza ai propri passi. Solo accogliendo Gesú che parla il cristiano potrà riconoscerlo nel pane spezzato.

In quel condividere che quello "sconosciuto"  compie a tavola , si svela l'attribuito più vero del Signore: Colui che per amore si dona.

Forte la provocazione: partecipando alle numerose eucaristie, sappiamo vedere Gesù nelle nostre liturgie? Ciò lo faremo solo se ci lasceremo accostare da lui che si farà nutrimento per i nostri giorni così desiderosi di speranza viva.

 

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