È stata la festa della Chiesa di Lecce riunita intorno al suo pastore nel tempio che custodisce la cattedra episcopale e la memoria di Oronzo, il primo vescovo della città.
Sono passati 261 anni da quando il 6 novembre 1757 il vescovo Alfonso Sozj Carafa (1751-1783) riconsacrò con rito solenne il sontuoso nuovo tempio, ricostruito tra il 1659 e il 1670 dall’architetto Giuseppe Zimbalo per volontà del suo predecessore Luigi Pappacoda.
Ma celebrare l’anniversario della dedicazione di una chiesa, ancor di più di una cattedrale, non vuol dire rallegrarsi e spegnere candeline augurali soltanto per la sontuosità e l’antichità della sua architettura, delle sue mura, dei suoi tesori artistici, degli altari barocchi che accolgono preziose tele…
Una Chiesa che si incontra intorno al suo pastore per condividere allo stesso banchetto il pane e il vino è una grande famiglia che si riconosce corpo unito formato da membra di carne e ossa e che lascia trasparire la sua identità di popolo alla sequela di Cristo.
“Ma nostra Chiesa – ha detto Seccia nell’omelia - deve diventare una Chiesa di missionari. Non bastano le liturgie, non bastano le chiese, bellissime come la nostra cattedrale. Le messi biondeggiano grazie a Dio e laa ricchezza di vocazioni ci invita ad uscire dalle sacrestie. Ad abbracciare e ad amare i nostri quartieri e le nostre periferie come terre di missione da evangelizzare”
E la festa della Cattedrale di Lecce quest’anno ha avuto anche il sapore del dono. Tanti carismi, tanti ministeri, tanti servizi sotto lo stesso tetto, nella stessa casa,. L’arcivescovo ha ordinato quattro nuovi diaconi: don Luca Curlante, don Gabriele Morello, don Angelo Rizzo e don Emanuele Tramacere.
Quattro giovani che hanno scelto di seguire Cristo e la sua Chiesa nella porzione del grande Popolo di Dio che è in Lecce e che nel corso del prossimo anno con ogni probabilità saliranno l’altare per spezzare il pane per i fratelli.
“Che miracolo – ha esclamato l’arcivescovo annunciando che a breve vorrà avviare la visita pastorale! -. Grazie Signore, per avermi chiamato ad essere sposo e pastore di questa Chiesa bella. Nella quale ammiro un presbiterio che cresce. Questi quattro giovani che stasera diverranno diaconi sono il segno dell’amore del Padre per noi”.
E rivolgendosi ai quattro candidati: “Il diaconato che state per ricevere sia un servizio totale - ha detto Seccia - che abbia senso nella croce che deve diventare nella vostra vita esperienza storica. Servite e trasmettete la gioia. Recuperate il servizio dell’evangelizzazione attraverso la catechesi soprattutto ai giovani che aspettano la vostra testimonianza diaconale”.
(Servizio fotografico a cura di Arturo Caprioli)