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Vedere la Terra promessa dallo stesso luogo in cui Mosè ha visto realizzarsi il progetto di Dio sulla sua vita e nella storia del popolo a lui affidato è stato il centro di questo secondo giorno del nostro pellegrinaggio.

Guardando  anche noi la terra che Javhe ha donato al suo popolo ci siamo sperimentati parte di una storia santa. Una storia che ci vuole vedere protagonisti non secondo le categorie e i tempi degli uomini ma secondo il cuore e i tempi di Dio.

Chiamati, custoditi e guidati dal Signore per realizzare nei tempi e nel tempo della nostra vita il progetto che lui ha pensato per noi per il bene della Chiesa e dei fratelli.

Ci hanno guidato nel cammino le parole dell'arcivescovo Michele che durante l'omelia della messa celebrata sul monte Nebo durante la quale il pastore, richiamando la storia vocazionale di Mosè ci ha invitati lasciarci chiamare, custodire e guidare dal Signore per realizzare attraverso il tempo e i tempi della nostra vita il progetto che Eglia ha su ciascuno di noi.

E ci siamo lasciati rapire dai versi della poesia "La morte di Mosè" di Dietrich Bonhoeffer.

Sulla vetta del monte sta / Mosè, l’uomo di Dio, il profeta.

I suoi occhi guardano fissi / verso la santa terra promessa.

«Così mantieni, Signore, quel che hai promesso, / mai hai mancato con me alla tua parola.

Per me hai fatto cose mirabili, / l’amarezza hai trasformato in dolcezza,

attraverso il velo della morte fammi vedere / il mio popolo che si reca alla solenne festa.

Tu che punisci i peccati e perdoni volentieri, Dio, oh, io l’ho amato questo popolo mio.

Che io abbia portato i suoi pesi e la sua vergogna / e vista la sua salvezza - di più non mi bisogna. Tienimi, afferrami! Il bastone mio sprofonda; / Dio fedele, preparami la tomba».

Oggi siamo tutti in attesa della visita alla seconda meraviglia dell’umanità: Petra

 

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