Nella cronotassi accertata dei vescovi sanseveresi, mons. Michele Seccia, elevato alla dignità episcopale da San Giovanni Paolo II, è il 38° vescovo alle cui cure pastorali è stata affidata la nostra Chiesa particolare.
L’8 settembre 1997 mons. Francesco Colasuonno, nunzio apostolico in Italia, insieme a mons. Carmelo Cassati, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, e a mons. Giuseppe Casale, arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino, gli conferì l’ordinazione episcopale nel Palazzetto dello sport di San Severo ed egli, a soli 46 anni, divenne il presule più giovane della Chiesa italiana.
Come stemma episcopale mons. Seccia scelse uno scudo bipartito raffigurante sulla banda sinistra la stella, la casa e il mare e sulla destra due ali. La stella indica Maria e il processo di illuminazione legato all’azione evangelizzatrice della Chiesa; la casa e il mare rimandano alla sua città natale, Barletta; le due ali, infine, indicano gli angeli, che sono messaggeri di Dio e custodi delle sue creature. Come motto episcopale il nuovo vescovo di San Severo scelse il versetto di 2Cor 1,24 che coglie l’intima vocazione di un apostolo del Signore: «Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi».
Per nove anni, infatti, mons. Seccia è stato adiutor gaudii della Chiesa di San Severo. Ha collaborato alla nostra gioia trasmettendo la fede con larghezza attraverso: la celebrazione dei sacramenti, la sua sapienza nel discernimento, la lectio divina, i pellegrinaggi in Terra Santa, le lettere pastorali - Figli dello stesso Padre (1998); Giubileo, anelito di santità? (1999); Prendiamo il largo con la famiglia (2001); Pace a voi! (2001-2003); Io sono con voi tutti i Giorni (2004); Cristo nostra pace (2005-2006) - e tante altre iniziative attraverso le quali ha comunicato la gioia dello Spirito Santo, incoraggiando tutti e promuovendo sempre la vita nello Spirito, l’esercizio dei carismi, il consolidamento della vocazione, lo studio, la professionalità e le competenze.
La fede profonda di mons. Seccia, la sua carità pastorale e la sua dedizione a Cristo, al popolo di Dio e a ogni uomo e a ogni donna, lo hanno spinto sempre a nutrire un vivo interesse per il territorio e ad avviare processi destinati alla riconciliazione e guarigione delle ferite e alla valorizzazione delle persone, dei luoghi e delle tradizioni locali.
Una triade di atteggiamenti ha caratterizzato i nove anni del suo ministero episcopale: il calore del suo sorriso, capace di infondere speranza e additare strade inedite da percorrere con frutto; la sua capacità di fare spazio per accogliere ogni persona, uomo o donna, giovane o anziano, ricco o povero, credente o non; la sua disponibilità e la sua capacità di investirsi con entusiasmo in ogni iniziativa pastorale, sociale e culturale, specie quelle in cui urgeva manifestare la chiara volontà di custodire la sorte dei più indifesi e poveri, attenzione questa che ha caratterizzato tutto il suo episcopato. Lo testimonia, ad esempio, l’opera-segno del grande Giubileo del Duemila da lui strenuamente voluta, la nuova sede della Caritas diocesana realizzata nell’ex complesso dei Salesiani in San Severo, una delle più belle realtà socio-pastorali della nostra Chiesa locale, e la sua volontà di avviare la Causa di beatificazione e canonizzazione del sacerdote della nostra diocesi che per tutti è stato il «padre dei poveri», don Felice Canelli (1880-1977), oggi venerabile.
Riprendendo le parole di Sant’Agostino nel suo Discorso 340 don Michele è stato vescovo per noi ma soprattutto cristiano con noi; è stato un padre capace di benedire i suoi figli, promuoverli e offrire loro parole vive ed energiche capaci di accendere luci, un fratello capace di farsi compagno di viaggio, un amico capace di offrire sempre il suo cuore come luogo dove posare il capo e ricevere il balsamo della consolazione dello Spirito.
*consacrata Ordo virginum (Diocesi di San Severo) e docente teologia biblica della missione (Pontificia Università Gregoriana di Roma)