Una celebrazione solenne ma piena di emozione per l’arcivescovo Michele Seccia nel giorno del Giubileo d’argento a 25 anni dall’ordinazione episcopale, che si è svolta in cattedrale ieri sera in presenza di numerosi ospiti e amici che dal lontano 1997 hanno camminato e sperimentato con lui la gioia di cui si è fatto nostro collaboratore.
Una cattedrale gremita di fedeli ha accolto l’arcivescovo accompagnato dai vescovi della metropolia di Lecce e della Puglia che hanno voluto partecipare al rendimento di gloria al Signore per l’intenso servizio episcopale del confratello Michele: presenti mons. Donato Negro, arcivescovo di Otranto e presidente della Conferenza episcopale pugliese (di cui l’arcivescovo di Lecce è vicepresidente al suo fianco), mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca e mons. Fernando Filograna, vescovo di Nardó-Gallipoli. Presente anche mons. Domenico D’Ambrosio, vescovo emerito di Lecce e suo diretto predecessore con l’arcivescovo Luigi Pezzuto, già nunzio apostolico. Ma presenti anche il vescovo di Conversano-Monopoli, mons. Giu-seppe Favale, il vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie (da dove Seccia proviene), mons. Leonardo D’Ascenzo, il vescovo emerito di Rreshen in Albania, mons. Cristoforo Palmieri e infine il card. Salvatore De Giorgi, ormai immancabile agli eventi più solenni della diocesi.
La celebrazione, trasmessa in diretta da Portalecce (GUARDA), è stata aperta dal discorso di saluto da parte di mons. Luigi Manca, vicario generale della diocesi, che nel ringraziare il servizio instancabile dell’arcivescovo a nome di tutto il clero presente e della diocesi ne ha ripercorso le tappe fondamentali, dalla prima diocesi di San Severo, poi la diocesi di Teramo-Atri e infine il suo arrivo nell’arcidiocesi salentina.
Il pastore leccese, durante la sua omelia, nel salutare e ringraziare tutti i presenti, religiosi e autorità (presente anche il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini) ha reso lode al Signore per i numerosi anni non solo di episcopato ma anche e soprattutto di presbiterato nelle sue parrocchie di origine. Ha sottolineato soprattutto l’importanza della formazione che nel percorso tra le tre dio-cesi da lui guidate lo hanno portato come in un “sogno realizzato verso un traguardo che si con-cretizza oggi in un mistero d’amore che è l’essenza stessa del servizio alla Chiesa”. Il presule ha poi ricordato con fermezza: “Il mio motto episcopale Adiutor gaudii vestri, collaboratore della vostra gioia, non è solo una frase semplice o un modo di dire che rimane fine a se stessa, ma è la chiave vera e concreta del mio ministero, la mia missione viva tra di voi”.
L’arcivescovo ha poi ricordato come servire il popolo di Dio sia un completo e totale donarsi, donarsi al prossimo, donarsi a chi ci è vicino, donarsi ai più bisognosi facendo riferimento a tante e numerose esperienze vissute lungo il suo cammino episcopale. Parole semplici di memo-ria, ringraziamento e prospettive per il futuro, ma anche di una profondità viva e concreta guardando con fiducia e impegno ai futuri anni di servizio che sono davanti nel cammino.
Durante il rito della consacrazione eucaristica il canto delle decine di sacerdoti presenti, comprendenti l’intero clero leccese, ma anche rappresentanze delle diocesi di San Severo e Teramo-Atri, unendosi al canto dei vescovi ha dato splendido ed emozionante valore ed esempio di una comunione vera e profonda nel rendere lode a Dio per un evento di grazia come questo.
In conclusione, il card. De Giorgi ha preso brevemente parola salutando e ringraziando il confratello arcivescovo e ricordando con particolare emozione il giorno della sua consacrazione episcopale a San Severo quell’8 settembre del 1997 e il suo cammino dall’alto della Puglia, all’Abruzzo fino al profondo sud a Lecce.
Infine, è stata letta pubblicamente la lettera gratulatori inviata a Seccia da Papa Francesco, per il servizio episcopale svolto fino ad oggi, un servizio colmo di grazia, di impegno, di fatica ma soprattutto di testimonianza vera di fede che da 25 anni si imprimono concretamente, come ha ribadito con fermezza lo stesso vescovo, nella fede, nella speranza e soprattutto nella carità.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.