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Ieri sera presso la Cappella di San Gregorio del seminario arcivescovile di Lecce si è celebrata la santa messa, prima della sosta natalizia, con gli studenti e i professori dell'Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “don Tonino Bello”.

 

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia, che durante l'omelia ha voluto sottolineare come sia importante chiedere a Dio cosa vuole da ciascuno di noi. Questa domanda allontana le nostre vite dall'abitudinarietà che tante volte rende monotone le liturgie. Dio è la novità perché rende nuove tutte le cose. A termine della messa, gli auguri al vescovo e alla comunità dell'istituto, con la riflessione di suor Mariachiara Ferrari: «Ci piace pensare di accostarci alla semplicità e alla tenerezza del presepe, come ci ha di recente invitato Papa Francesco, per porgervi i nostri auguri di Natale. Giungono anche a noi le parole festanti dell’angelo che annuncia una gioia che sarà di tutto il popolo. È una grazia poter ascoltare ancora una volta la portata del messaggio evangelico, che con forza il tempo di Avvento ci ricorda ogni anno: un messaggio che non ha confini, che va oltre […]. Lo studio sia per noi possibilità, occasione, spazio privilegiato capaci di renderci uomini e donne dal cuore grande e universale, sempre più consapevoli che la Verità non conosce confini, non conosce differenze, non tiene fuori nessuno e viene per parlare al cuore di ogni uomo». Poi un interessante passaggio verso le periferie del presepe, che richiamano i re magi: «anche loro come noi, vengono da lontano carichi dei loro vissuti, e spinti dal fascino di una ricerca. Seguono una stella […]. I contenuti che studiamo insegnino anche a noi a stare nella vita da profeti, a coltivare una mentalità simbolica che dietro ogni realtà ne intravede una sempre più profonda: dietro una stella la guida sicura e discreta del nostro Dio […]». Ed in cammino, ricchi delle diversità delle storie di ognuno «seguiamo i pastori fino al punto di arrivo: eccoli tutti là, riuniti intorno alla mangiatoia […]. Ci accorgiamo eccellenza, che questo è il dono più grande che il nostro cammino di studi può darci, scoprire nel bambino adagiato nella mangiatoia l’incontro che cambia la vita e nelle relazioni tra di noi la risposta alle domande che abitano la profondità di ogni uomo da sempre[…]. Questa sera, come in ogni giorno in cui lasciamo che Gesù nasca nella nostra vita, il Signore voglia che possiamo dire con Tommaso da Celano: “Quella notte il fanciullo Gesù fu risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa”».

 

 

 

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