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Come da programma ieri, presso la sala conferenze dell’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano di Lecce, si è svolta la presentazione del volume in onore di mons. Luigi Manca in occasione del suo 70° compleanno.

 

 

 

Tra gli interventi era previsto anche quello del card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e insigne teologo. Purtroppo, sopraggiunti impegni romani non gli hanno permesso di essere presente. Ma don Marcello non ha fatto mancare la sua parola attraverso una lettera inviata allo stesso don Gigi e che qui Portalecce pubblica integralmente.

 

Mi congratulo vivamente per il bel volume donato a mons. Luigi Manca in occasione del compimento del suo 70° genetliaco. Al caro don Gigi sono peraltro legato da antica amicizia.

Nel titolo scelto per questa raccolta di testi - «Intellectus enim merces est fidei» -, tratto dal commento di Agostino al Vangelo di Giovanni (Tractat. XXIX, 6: PL 35, 1630), è facile rintracciare l'affectus di don Gigi per il pensiero del vescovo di Ippona, studiato e approfondito prima lungo gli anni della sua formazione presso l'Istituto patristico “Augustinianum” di Roma e poi, ancora di più, nel tempo del suo insegnamento presso l'Istituto superiore di scienze religiose di Lecce e gli Istituti teologici della Facoltà teologica pugliese.

L'espressione merces est fidei è caratteristica del linguaggio agostiniano e nel medesimo commento a Giovanni la si trova applicata anche alla vita eterna (cf. III, 9; XL, 9) e alla salus animarum (cf. LXXXVI, 1). Nel De Trinitate I, 8, 17, poi, la medesima espressione è riferita alla contemplazione. Da Agostino è quindi ripresa in vari altri autori, sino a diventare un principio teologico: Debemus nos credere, ut possimus cognoscere, quia cognitio merces est fidei.

Scelta come portale d' ingresso dell'intera Miscellanea, la frase richiama dunque la grande questione della fede che, nella prospettiva agostiniana, non solo non sacrifica la ragione, ma piuttosto la amplia, conferendole profondità d'intelligenza. Don Gigi ha potuto dedicare molte delle sue ricerche, come del resto mostra la nota bio­ bibliografica presente nel volume, a indagare il rapporto, al contempo tensionale e processuale, tra fides e intellectus, mostrando in maniera molto pertinente l'attualità del tema anche in un contesto culturale come l'attuale, segnato da una radicale complessità quale caratteristica peculiare della postmodemità.

La Miscellanea si fa apprezzare anche per il fil rouge che l'attraversa e che nelle tre parole chiave - Radici, Dialogo, Vita - conferisce un ritmo e un ordine alla raccolta dei contributi, che consentono di riconoscere non solo la ratio di fondo dell'intero volume, ma anche di individuare come dei tasselli capaci di ricostruire i principali interessi e gli spazi di azione ministeriale del nostro festeggiato.

In questo incedere - dalle radici, al dialogo, alla vita - mi pare sia disegnato pure l'itinerario proprio del teologare che, se muove dal necessario e prioritario auditus fidei, non rinuncia al contempo alla sua funzione critica mediante un pensiero dialogante che intreccia e interpreta le questioni della vita. Non si tratta semplicemente di passi successivi da compiere, quanto piuttosto di una circolarità da mettere in campo, perché la teologia sia efficace interprete di significati nel mentre si lascia essa stessa interpellare da quelle questioni che le si presentano quando sa stare «con fedeltà sulla frontiera» (Veritatis gaudium, 5). A tal riguardo risuonano come un'eco promettente le riflessioni consegnate da Papa Francesco nel Videomessaggio al Congresso internazionale di teologia presso la Pontificia Università Cattolica Argentina, celebrato nel settembre del 2015. In quel discorso il vescovo di Roma ebbe a dire: «Le domande del nostro popolo, le sue pene, le sue battaglie, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni, possiedono un valore ermeneutico che non posiamo ignorare se vogliamo prendere sul serio il principio dell'incarnazione. Le sue domande ci aiutano a domandarci, i suoi interrogativi c'interrogano. Tutto ciò ci aiuta ad approfondire il mistero della Parola di Dio, Parola che esige e che chiede che si dialoghi, che si entri in comunione». Mi pare che, nei limiti propri di un volume miscellaneo, il tentativo di costruire una riflessione teologica condivisa vada proprio nella direzione indicata dal Papa.

Mi sia consentito, da ultimo, esprilllere le mie congratulazioni per i tanti autori che sono intervenuti nella redazione del volume. Alcuni nomi sono a me noti per via del mio lungo servizio alla teologia reso nei centri accademici dove ho potuto esercitare il ministero di docente; altri meno. Mi compiaccio, tuttavia, perché la maggior parte di loro sono docenti presso l'Istituto superiore di scienze religiose di Lecce (dei cui lontani inizi e primi sviluppi, per volontà dei vescovi Francesco Minerva e Cosmo Fr. Ruppi di grata memoria, fui personalmente partecipe) e altri sono in qualche modo a contatto con questa istituzione accademica, oppure hanno semplicemente inteso omaggiare un caro amico e collega nella persona di don Gigi.

Questo tentativo di contribuire insieme a costruire una Miscellanea svela un tratto essenziale del lavoro del teologo o, più in generale, del ricercatore: il non sentirsi un solitario indagatore dei saperi di propria competenza, ma l'avere piena consapevolezza di essere all'interno di una comunità nella quale le risorse di ognuno sono ricchezza per gli altri, e viceversa.

Auspico di cuore che il lavoro di ricerca e di insegnamento presso codesto Istituto superiore di scienze religiose e, più in generale, presso la Facoltà Teologica Pugliese - da me molto amata e indimenticata - abbia sempre il sapore del Noi ecclesiale per un servizio condiviso all'unica missione di evangelizzazione della Chiesa.

 

 

 

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