La festa dei Tabernacoli era finita, ma Gesù rimase ancora per qualche giorno a Gerusalemme. Una mattina incontra un giovane cieco che si muove procedendo a tentoni appoggiandosi al muro.
Si chiama Issachar e vive chiedendo l’elemosina. È cieco dalla nascita, era nato senza pupille. Gesù sputa per terra, fa del fango con la saliva, spalma il fango sugli occhi del cieco e gli dice: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”. Issachar, con la faccia sporca ci arriva in fretta, grazie all’aiuto di un ragazzo. Si lava e torna che ci vede. La notizia corre di bocca in bocca. Il giovane viene condotto dai farisei. È un sabato. Issachar spiega anche a loro ciò che è successo. Allora alcuni dei farisei dicono: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri invece dicono: “Come può un peccatore compiere segni di questo genere?”. Invece di arrendersi all’evidenza dei fatti, alcuni farisei ipotizzano una messa in scena. Issachar riprende la parola: “Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”.
La reazione è furibonda: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. E lo cacciano fuori. Gesù viene a sapere ciò che era accaduto. Il giorno dopo passa per la stessa via e trova il giovane guarito che parla con gli amici, chiede a Issachar: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli risponde: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli dice: “Credo, Signore!”. E si prostra dinanzi a lui. Gesù lo fa rialzare e afferma: “È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. Il Nazareno è venuto per chi non vede, per chi non si sente a posto, per i peccatori. Non per chi giudica gli altri.