Organizzato da Alleanza Cattolica, si svolgerà a Lecce presso la cappella dell’Istituto Cuore Immacolato di Maria (Suore d’Ivrea, via Martiri d’Otranto, n. 27) un ritiro spirituale in preparazione al Santo Natale.
All’evento, in programma domani 14 dicembre (dalle 16 alle 20), interverrà in qualità di predicatore mons. Mauro Carlino, parroco della basilica di Santa Croce in Lecce. Con l’occasione, chiediamo a don Mauro di anticiparci qualche spunto di riflessione.
Don Mauro, nell’odierno caos prenatalizio, che opportunità rappresenta un ritiro spirituale?
Il ritiro spirituale rappresenta un momento privilegiato, in cui ci si confronta personalmente con la Parola di Dio fatta carne per noi uomini e per la nostra salvezza. Così, pur nella brevità del tempo, il ritiro consente un duplice sguardo: da un lato, si vede, nella luce di Dio, il proprio cammino e dall'altro si permette al Signore di entrare ancor più profondamente nella quotidiana esistenza lasciando che Lui parli al nostro cuore.
Nella sua rubrica “Nu picca te dialettu” su portalecce.it, Lei ricorda il valore immenso dell’Incarnazione, con cui il Signore ci rende “sangue del suo sangue” e così ci strappa dalle grinfie del demonio. Perché il mondo - anche il nostro mondo cristiano - fa tanta fatica a ricordare questa semplice verità?
Il mondo odierno è caratterizzato sempre maggiormente dall'anelo di poter migliorare le condizioni di vita di ognuno a partire dalle proprie capacità imprenditoriali, manageriali e culturali. Purtroppo, però, l'uomo sperimenta costantemente che, nonostante l'impegno educativo e politico così come lo sviluppo tecnologico e scientifico, da sé stesso non riesce a ottenere stabile ''salvezza''. Ciò è dovuto al fatto che solo Dio può salvare l'uomo e che questi si illude se pensa di poter trovare da sé mezzi per giungere alla salvezza. È poi veramente paradossale il fatto che più ci si rende conto della malvagità e crudeltà presente nel mondo, più si tenda a negare l'azione di Satana e il necessario intervento di Dio.
Un anno fa anche la diocesi di Lecce con l’Istituto superiore di scienze religiose ha celebrato l’ottavo centenario del presepe di Greccio, ad opera di San Francesco. Non c’è il pericolo che la “teologia del presepe”, al di là delle pur meritorie celebrazioni, oggi si stia perdendo? E se sì, che fare?
Don Primo Mazzolari, nel 1952, in una predica alla sua Parrocchia, ebbe a dire che se fosse stato solo dinanzi al Presepe, si sarebbe tolto i calzari ai piedi e, con spirito di penitenza, avrebbe portato alla grotta due lacrime di pentimento, perché, dopo due millenni, il mondo non aveva compreso la lezione del Bimbo di Betlemme. Queste parole sono veramente attuali. La lezione di sobrietà, umiltà, condiscendenza e misericordia che ci offre quel divino Bambino non solo è fraintesa, ma viene persino capovolta da chi fa del Natale un tempo consumistico e non si rende conto che quel Dio onnipotente ed eterno si fa piccolo, fragile e soggetto al tempo per redimerci e riscattarci dalla nostra fragilità e offrirci il suo amore che cancella il peccato e ci eleva alla dignità celeste.