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Il 9 dicembre 2023, dopo 3 giorni di trattative, l’Europa ha raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di norme armonizzate sull’intelligenza artificiale (IA), conosciuta come Artificial Intelligence Act.

 

 

 

Il progetto riguarda i sistemi di IA presenti e utilizzati in Europa, i quali dovranno rispettare e garantire i diritti e i valori europei. Si tratta di un’iniziativa legislativa pilota con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’adozione di un’intelligenza artificiale sicura e affidabile.

Il criterio valutativo dei sistemi di IA si basa su un approccio “basato sul rischio” a quattro livelli: maggiore è il rischio, più severe sono le regole. L’Europa aspira a essere un punto di riferimento per altri paesi, auspicando la creazione di standard globali comuni per la regolamentazione dell’IA.

L’Artificial Intelligence Act è un documento dettagliato e articolato, risultato di un intenso lavoro di analisi, che meriterà uno studio più approfondito. Mentre è positivo aver raggiunto una convergenza nelle direttive generali di regolamentazione, ci si interroga sulla sua reale applicabilità. Per esempio, si sa che c’è stata tensione tra Parlamento e Consiglio perché, mentre i parlamentari europei sono per una regolamentazione più severa, la richiesta dei governi è invece quella di non avere troppe restrizioni, soprattutto in materia di ricerca e sicurezza nazionale. Uno dei punti delicati è l’Identificazione biometrica e categorizzazione delle persone fisiche che eccezionalmente potrebbe essere richiesta dai governi per questioni di sicurezza in caso di terroristi, ma anche per monitorare flussi immigratori irregolari. Si comprende come la tentazione ad espandere l’eccezione possa scivolare in forme di discrezione nazionale basata sulla percezione del pericolo. Inoltre, la legge sull’IA non si applica ai sistemi usati per scopi militari e nei centri di ricerca.

La strada intrapresa è giusta: è importante riflettere e avere anche il coraggio di provare a regolamentare tecnologie il cui esito non è così prevedibile, l’abbiamo visto anche con Internet ora davvero difficile da regolamentare.

Stiamo andando verso la costruzione di società sempre più complesse e automatizzate e l’implementazione dell’IA necessità anche una riflessione sui concetti di democrazia, libertà, stato, privacy e bene comune. L’uso intensivo dei social media, che sono gestiti da sistemi di IA, già ha mostrato molti degli effetti positivi e negativi sulla vita dell’uomo a livello cognitivo, relazionale, sociale, politico, economico ecc. L’IA, come il cambiamento climatico, avrà un impatto radicale sulla vita del pianeta. È essenziale avere visioni di futuro e comprendere in quali campi implementare l’uso dell’IA e in quali evitarlo anche quando il criterio di efficienza lo esigerebbe.

Abbiamo equiparato progresso tecnologico a progresso umano, ma non è così. Il vero progresso è il miglioramento della nostra convivenza su questa terra, non è l’efficienza di apparti tecnologici spesso a servizio e a favore di minoranze tecnologicamente e economicamente avanzate.

Non possiamo non ricordare che le più potenti IA sono sviluppate da aziende private il cui potere economico è superiore a molti stati nazionali. Queste aziende stanno reclutando le migliori menti e i migliori programmatori al mondo depauperando i centri di ricerca indipendenti. Le sessioni di esercitazione delle IA richiedono costi enormi e spesso i data set usati non sono trasparenti al pubblico. Non ultimo, bisogna ricordare la crescente impronta del consumo energetico di Internet e i conflitti legati all’accaparramento delle terre rare per i componenti dei microprocessori.
L’Europa deve continuare il lodevole sforzo coinvolgendo il resto del mondo, lavorando su una visione di società in cui la tecnologia sia al servizio dell’uomo. Solo così potremo sviluppare documenti basati sulla bontà della progettazione del futuro dell’umanità e non solo sulla percentuale di rischio. Si deve pensare a sistemi di IA che siano etici by design già nella loro fase progettuale e bisogna indubbiamente rivedere il nostro macro sistema economico che deve passare da competitivo a collaborativo, da accentratore a distributivo su scala mondiale se vogliamo che la nostra umanità cresca armonicamente insieme.

 

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