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Mentre in Europa si allarga il fronte del sì e si allunga la lista dei Paesi che rimuovono il divieto sull’utilizzo di armi Nato sul territorio russo, il cardinale Pietro Parolin parla di “prospettiva inquietante”.

 

 

Autorizzare l’esercito ucraino a colpire la Russia con armi consegnate dai Paesi occidentali porterebbe, secondo il segretario di Stato, ad “un’escalation che nessuno potrà più controllare”.

“È una prospettiva davvero inquietante”, afferma il cardinale che non nasconde la sua preoccupazione per questi possibili scenari; dovrebbe essere la stessa preoccupazione, afferma, di “ogni persona che abbia a cuore le sorti del nostro mondo”. Il rischio è reale.

Quanto alla Santa Sede, essa nel contesto del conflitto ucraino prosegue l’impegno “sul piano umanitario”, soprattutto – spiega Parolin ai cronisti - sulla questione del ritorno in patria dei bambini ucraini portati via con la forza. Un meccanismo avviato con la visita del card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, dello scorso anno a Kyiv e a Mosca e “che continua non in maniera molto rapida ma che sta portando dei frutti”. “Lavoriamo su quegli ambiti, altri spazi non ci sono”, sottolinea il porporato.

Rispondendo poi alle domande sulle prossime elezioni europee, il cardinale rimarca che la posizione della Chiesa “non è mai partitista” e che “non possiamo esprimerci in favore o contro l’uno o l’altro”. Tuttavia, ribadisce l’importanza di “partecipare, esprimere il proprio voto, perché questo significa attuare ed esercitare la democrazia”. Al contempo bisogna “tenere conto dei valori dei candidati che sono vicini, affini alla sensibilità cattolica. Direi che sono questi i principi ai quali attenerci per quanto ci riguarda”.

 

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