Circa otto secoli sono trascorsi dal beato transito di Sant’Antonio da Padova (1195-1231). In tutto questo tempo tantissimo si è scritto su di lui. E tanto ancora si scriverà in futuro.
È come se la sua figura fosse eternamente presente e continui ad affascinare in ogni epoca schiere numerosissime di devoti. I santi, si sa, non sono soggetti alle dinamiche spazio-temporali. Ma tale prerogativa nel mistico portoghese è davvero lampante. Oggi il suo nome è venerato dalla Polonia al Sudamerica, dal Canada all’Australia, al punto tale che più che il santo di Padova potrebbe essere considerato il santo del mondo. Chi potrebbe contare poi le chiese, gli altari, le vie a lui dedicate? Chi potrebbe comporre una storia della sua immagine? Quell’immagine che spesso pendeva nella camera da letto dei nostri nonni o che i nostri emigrati in America e nel Nord Europa portavano in tasca, come segno di unione tangibile con la terra di origine. Sant’Antonio è così santo che addirittura altri santi furono a lui devoti. San Pio da Pietrelcina e Sant’Annibale di Francia, ad esempio, lo amavano davvero intensamente e non smettevano mai di invocarlo.
A questo coro immenso di luminosa devozione ha voluto unirsi anche don Giuseppe Spedicato, arciprete di Monteroni, attraverso la sua ultima fatica, il bel volume “Sant’Antonio di Padova. Maestro della verità e testimone della carità”. Il libro nasce dallo straordinario evento di grazia che il comune salentino vivrà a giorni, la solenne peregrinatio delle sacre reliquie antoniane, ma tuttavia guarda oltre. L’idea dell’autore è che stando accanto a quello che venne definito il “santo dei miracoli”, conoscendolo e pregandolo, si giunga ad amare ancora di più Cristo, santificandosi. Del resto, Sant’Antonio conduce sempre i suoi devoti a quel Gesù Bambino che porta in braccio.
Le pagine di don Spedicato hanno però una particolarità che le rende uniche nella sterminata bibliografia dedicata al personaggio. Esse infatti mirano a rivelare il lato muntrunese del santo. Dalle fonti storiche sappiamo che le ultime parole di Sant’Antonio, prima di concludere la sua vita terrena, furono: «Video Dominum meum», «Vedo il mio Signore». Se conosciamo almeno un po’ come vanno le cose in cielo, è lecito pensare che, in quel momento, il santo vide sì il suo Signore ma anche che il Signore, accogliendo il santo nel regno celeste, gli abbia mostrato tutti i luoghi che avrebbe protetto come patrono. È bello allora pensare che Sant’Antonio, lasciando questo mondo, abbia visto Monteroni. Che abbia visto, ad uno ad uno, tutti i monteronesi. Tanto quelli del lontano passato, gli antenati della comunità, di cui si è perso ormai il ricordo ma che tuttavia il santo conosce bene. Quanto quelli del futuro, i monteronesi che verranno e che continueranno, con immutato affetto, ad invocarlo come un padre o un fratello maggiore. Senza dubbio avrà visto anche i monteronesi di oggi che si preparano ad accoglierlo, in maniera davvero speciale, nei prossimi giorni. Tutti saranno stati benedetti, tutti saranno stati riconosciuti come degli autentici figli. Spetta dunque a loro divenire sempre più degni di un così grande patrono e seguirlo per la via stretta della verità e della carità, come il lavoro di don Giuseppe suggerisce.