Giunge alla sua quarta puntata l’inchiesta di Portalecce che indaga su come a Lecce gli immigrati di altre fedi, vivono la loro esperienza religiosa e su come vengono accolti. Oggi l’ospite è Arkeita Gomis.
Come ti chiami? Qual è il paese da cui provieni? E hai avuto occasione di continuare a vivere la tua religione anche in questo nuovo paese?
Mi chiamo Arkeita Gomis. Vengo dal Senegal, sono nata a Dakar e sono di religione cattolica. Sì, ho avuto la possibilità di vivere la mia religione qui dove vivo a Monteroni, un paese che mi ospita da 12 anni. Essendo cattolica sono integrata benissimo, vado in chiesa, frequento amici della mia stessa fede e quando ci sono feste e altro ci vado volentieri. Vivo la mia religione come lo vivevo prima.
Come sei venuto a conoscenza del gruppo Migrantes o della Caritas di Lecce? Hai avuto modo di conoscere anche le altre religioni presenti nel territorio?
Il gruppo Migrantes lo conosco dal 2012 tramite mio cugino. Sono arrivata nel 2011 e dall’anno dopo ho iniziato a frequentare i loro incontri. Per tre anni sono stata assidua ai loro appuntamenti. Conosco anche la Caritas ma ci sono andata solo per aiutare un'amica che doveva partorire. Oggi sono una laureata e gestisco una scuola per disabili.
Pensi che le religioni, tutte insieme, possano essere importanti per costruire un mondo migliore? Credi sia utile ogni tanto pregare uniti perché torni la pace dappertutto?
Sì, la religione è importantissima, purché sia rispettata nella sua diversità. È indispensabile che ognuno abbia la sua fede e che nessuno entri a gamba tesa sulla vita religiosa degli altri. Sarebbe bello anche pregare insieme: se penso al Senegal, noi siamo un Paese laico dove ognuno ha la sua cultura e ognuno ha la sua la sua religione e festeggiamo tutto insieme e preghiamo insieme perché ci sono dei momenti come la festa dei defunti dove puoi assistere a preghiere di questo genere.