La visione di un uomo che con passo incerto s’incammina solo, sul sagrato di una Piazza San Pietro deserta, portandosi sulle spalle il fardello di tutte le tribolazioni dell’umanità, rappresenta efficacemente il periodo di questa spaventosa contingenza dominata da tante paure ed infinita angoscia.
È una Pasqua diversa, unica, forse irripetibile: una Pasqua che notifica all’uomo i limiti della sua ipotetica onnipotenza.
Il vuoto esistenziale che si avverte in questo frangente è forse il gradino più basso dal quale risalire per sperimentare l’avventura di una nuova ripartenza, per uscire dal guscio dell’isolazionismo e incamminarsi verso le logiche della solidarietà e della comprensione, del perdono e della condivisione.
Dobbiamo trasformarci in sentinelle chiamate ad ascoltare ogni gemito di dolore e farci pane da regalare ad ogni fratello, dobbiamo spazzare via ogni alito di morte per trasformarci in virgulti generatrici di una vita nuova, dobbiamo rivestirci con i panni del volontario per far sentire l’altro, gemma preziosa e come tale meritevole di essere ascoltato, accolto e soprattutto amato.
Non possiamo non accorgerci mai da chi ci sta accanto.
Non siamo proprietari della storia in nome di un individualismo esagerato: dobbiamo invece essere protagonisti di una valenza nuova che metta ai primi posti il dono verso l’altro, il senso profondo dell’umanità, la percezione del bisogno, la gioia della relazione vissuta sull’amore.
Solo così possiamo dare un significato alla nostra esistenza.
La Pasqua è generatrice di speranza e di gioia. Di quelle splendide esperienze cioè che ogni volontario assapora, nonostante la stanchezza e la paura del contagio, solcando a piedi le vie deserte della città per portare ristoro alle famiglie disagiate, agli anziani disperati per via della solitudine, ai senzatetto privati di quella dignità che dovrebbe essere prerogativa di ogni essere umano.
Ho apprezzato in questi giorni di altissima preoccupazione per la micidiale pandemia che ha sconvolto intere popolazioni della terra, l’opera dei Giovani per la Pace di Lecce.
Circa settanta famiglie hanno beneficiato oggi di una spesa per la domenica di Pasqua con consegna del tradizionale uovo ai bambini. È il risultato di offerte, talvolta inaspettate, da parte di chi in questi momenti di sgomento ha sentito il desiderio, anche lui, di essere pane per l’altro.
Non facciamo che questi esempi rimangano degli ondivaghi sussulti di generosità, ma l’inizio di un cammino che riporti ogni diseredato al centro della universale attenzione.
Possa essere questa Santa Pasqua il proseguimento di un rinvigorito mettersi in marcia per intraprendere con maggior entusiasmo quella strada che il Risorto ci ha indicato per confermarci che, solo affidandoci a Lui, potremo acquisire la dignità di essere considerati figli dell’Altissimo.