L’ambiente naturale, il lavoro e le periferie. Sono i “tre pozzi che alimentano il nostro Gargano” e che non vanno inquinati, “ma rispettati, custoditi e continuamente mantenuti in efficienza”.
Mons. Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, usa queste metafore per parlare della “migliore politica”, sulla scorta del capitolo quinto della Fratelli tutti e delle parole poetiche di don Tonino Bello. “La materia prima della nostra politica economica è il nostro ambiente, patrimonio diventato universale, riconosciuto come un tesoro di inestimabile ricchezza”, scrive il vescovo nel messaggio alle autorità civili e militari per il Natale: “Ogni ferita che gli si infligge è un inquinarne le acque, è un atto di violenza alla natura ed alla gente, è una forma di guerra non dichiarata ma combattuta da fazioni criminali, è un minare le basi per il futuro delle giovani generazioni rendendo difficilissimo e costosissimo lo ‘sminamento’”.
Il secondo pozzo è il lavoro, che “non arriva a caso o per semplice ricaduta di azioni pseudo produttive”: “Il lavoro va pensato, programmato con efficienza e scienza, va favorito da scelte che investono rispettando e costruendo armonia col territorio e la sua storia. Il primo compito della politica è scavare pozzi di lavoro autentico creando le condizioni perché crescano e si moltiplichino imprese serie, creative amanti della città”.
Il terzo pozzo, infine, sono le periferie: “Rivalutare le periferie e chi in periferia ci vive, magari con stenti e difficoltà -spiega mons. Moscone - significa sanare e produrre futuro, impedire fughe e desertificazione, portare bellezza e rispetto dove sembra regnare il degrado e l’ingiustizia”.