“Vedere un gruppo di adolescenti che schiaffeggiano un ragazzo, lo fanno inginocchiare e baciare le mani, come si farebbe a un padrino mafioso, ci turba profondamente e deve porci delle domande”.
“Una in particolare: cosa insegniamo ai giovani? Qual è l’esempio che diamo, come cittadini, genitori, insegnanti, Chiesa, istituzioni? Un ‘io prepotente’ che si impone sugli altri e desidera che si inginocchino di fronte a noi: davvero questa è la felicità in cui crediamo e che insegniamo ai nostri giovani?”. Sono le domande poste da mons. Giorgio Ferretti, arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino in occasione della solennità dell’Assunzione al Cielo e memoria del ritrovamento del Sacro Tavolo dell’Iconavetere.
“Il caldo di questa estate ci ricorda che il pianeta sta soffrendo della prepotenza dell’uomo e la natura, a cui abbiamo chiesto di inginocchiarsi, ora ci presenta il conto. Questo conto è più salato per i poveri, i deboli, i soli, coloro che non possono rifugiarsi nell’aria condizionata e non hanno possibilità di andare in vacanza”, ha osservato il presule, che ha chiesto a tutti i foggiani “di occuparsi degli anziani, di visitare i vicini di casa vecchi e soli” e alle parrocchie “di guardarsi attorno e fare gesti di compagnia verso gli anziani. In quest’estate calda il Pronto Soccorso di Foggia è saturo di anziani disidratati e sfiniti dal caldo. Li ho visitati e ho ringraziato tutto il personale medico per lo sforzo che stanno facendo”.
L’arcivescovo ha sottolineato: “La disidratazione uccide e la solitudine uccide di più. Apriamoci alla solidarietà, visitiamo e portiamo i nostri figli e nipoti a visitare gli anziani: insegniamo loro che essere vecchi è bello, creiamo legami tra i giovani e gli anziani. Una visita, un bicchier d’acqua possono salvare una vita”.
Dopo aver ricordato l’iniziativa della Caritas diocesana e della Comunità di Sant’Egidio di Roma di un campo estivo per i bambini rom e i figli degli immigrati e la cocomerata a Ferragosto nel carcere di Foggia, mons. Ferretti ha sostenuto “La solidarietà fratelli e sorelle e l’antidoto all’‘io prepotente’. La solidarietà è l’insegnamento migliore che possiamo consegnare ai nostri giovani. Non viviamo tanti ‘io soli e prepotenti’, senza o contro gli altri. Mostriamo il volto buono e accogliente che questa terra, se vuole, sa mostrare. Educhiamo i giovani all’amore gratuito per il prossimo, perché è facendo il bene e fuggendo il male che si dà senso alla vita e si costruisce un ‘noi unito e solidale’ che combatte i tanti ‘io prepotenti’. Solo insieme c’è salvezza, solo uniti sconfiggiamo il male e l’egoismo che rendono gli uomini tristi”.