“Nel clima culturale e sociale che viviamo, il Giubileo rischia di presentarsi semplicemente come un evento di portata mondiale, che offre alla Chiesa cattolica la possibilità di mostrare la sua visibilità”.
Lo scrive in un messaggio per l’Avvento l’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Giovanni Intini sottolineando che “naturalmente questo non è sufficiente, in quanto il Giubileo è prima di tutto un tempo di grazia, offerto a tutti coloro che vogliono, attraverso la fede, ritrovare l’equilibrio della vita, ristabilendo l’armonia con sé stessi, con Dio, con gli altri, con il creato”. Per il presule il movimento che caratterizza quanti “desiderano vivere in profondità i valori del Giubileo, e che trova espressione concreta nel pellegrinaggio, è quello del ritorno: al Signore, attraverso il riconoscimento delle proprie colpe e una seria revisione di vita; alla terra, intesa come ritorno alle proprie radici umane e culturali e forse anche rientro in sé stessi e nella propria coscienza individuale e comunitaria, affinché possa riemergere come prioritario il rispetto di sé e dell’altro”.
Il Giubileo, dunque, “non rappresenta solo l’occasione per il recupero dei principali valori religiosi ma anche di quelli umani: varcare la soglia di una delle porte sante delle quattro basiliche principali di Roma, significa attraversare la vera porta di salvezza che è Cristo, che apre a un orizzonte di speranza, capace di alimentare la solidarietà, la giustizia, la fraternità, l’impegno per la pace e la salvaguardia del creato, la costruzione della civiltà dell’amore, tanto ricercata dagli uomini e dalle donne di buona volontà”.
L’Anno Santo è “l’occasione, data a noi credenti, di riscoprire la coscienza del nostro essere consacrati con l’unzione battesimale, confermata con la Cresima e sigillata nell’Eucarestia che ci rende testimoni missionari dell’anno di grazia del Signore: tempo di lieti annunci, di processi di liberazione dalle tante schiavitù, di nuove visioni che partono dal cuore, di rinascita dalle tante oppressioni che inquinano l’esistenza umana. Di tutto questo noi dobbiamo sentire la responsabilità, a partire dal nostro piccolo, ma senza perdere le grandi visioni frutto della speranza”. Il presule propone in questo tempo “un percorso di catechesi sulla Speranza”, “la riscoperta del Sacramento della Riconciliazione, spesso trascurato da tanti e perfino dai nostri operatori pastorali” e “gesti di carità”.
A questo proposito - spiega il presule - la Caritas diocesana “ci proporrà per l’Avvento e la Quaresima alcuni gesti di carità che metteranno in evidenza la comunione della nostra Chiesa diocesana, che si fa attenzione ai bisogni delle persone del nostro tempo. Questo non esclude che ogni comunità parrocchiale manifesti concretamente anche l’attenzione ai bisogni del territorio su cui vive”. Mons. Intini si dice poi disponibile a tenere nelle diverse vicarie una catechesi che possa “segnare un momento di ascolto e preghiera, per sentire, attraverso il Vescovo, la comunione con l’intera Chiesa diocesana”.
Nella lettera anche l’invito a partecipare, domenica, 29 dicembre, alla solenne concelebrazione, che si terrà in cattedrale, alle 18 con avvio dalla chiesa di San Paolo, e che segnerà l’inizio del Giubileo “nella nostra Chiesa locale”, come in tutte le altre diocesi del mondo.