“Vi scrivo poche righe che spero possano giungere alla porta del vostro cuore e, delicatamente, chiedere l’ospitalità alle vostre persone”.
Inizia così la lettera (LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE) che mons. Fernando Filograna, vescovo di Nardò-Gallipoli ha voluto inviare alla comunità diocesana nella festa della Madonna Assunta, un modo per far sentire la sua presenza di pastore e per sensibilizzare la chiesa neretina nei giorni in cui circa 80 persone, per lo più donne e bambini, sono sbarcati sulle coste di Porto Selvaggio in cerca di aiuto, accolte in prima battuta dalla Caritas diocesana e dalle istituzioni locali di Nardò.
Il contesto difficile che il mondo sta vivendo a motivo della pandemia, potrebbe far elaborare ancor di più giudizi di condanna verso il fenomeno della immigrazione, con il conseguente tentativo di pensare soltanto a quelli di casa propria.
Da qui, preoccupato per i frequenti rigurgiti di odio e di razzismo, l’incoraggiamento di Filograna ad andare al motivo della fede del popolo a lui affidato, e che deve riconoscere nello straniero, nell’esiliato e nel privato della sua dignità, la presenza di Cristo che bussa al cuore di ogni uomo.
Afferma il presule: “ricordiamo che come donne e uomini che si dicono cristiani, vogliamo costruire un mondo migliore, secondo il cuore di Dio e non secondo il nostro. Prudenza e temperanza nell’esprimere giudizi che, se fossero rispetto a noi o ai nostri cari, molto ci farebbero soffrire. Coraggio e magnanimità nel fare il bene, tutto il bene possibile. Non lasciamoci incantare da sirene che parlano alla nostra pancia, lasciamo semplicemente che Dio faccia fiorire la carità nei nostri cuori. Siamo stanchi dei profeti di sventura che descrivono la storia a tinte cupe”.
E se a volte non si può essere di aiuto in modo concreto, il vescovo auspica un rendimento di grazie per quanti si prodigano ad alleviare le altrui sofferenze, non mancando di attingere sempre e comunque alla forza dirompente della preghiera.
Continua: “sono certo che ciascuno di noi è capace, grazie a Dio, di carità sovrumana, di carità cristiana; riconosciamo il bene e, se non possiamo essere operosi in questo senso, ringraziamo Dio per l’altrui operosità”.
Questo è essere cristiani, questo è contemplare il Signore, questo è rendere il Vangelo una straordinaria esperienza di vita. (F.A.)