Si lascia guidare dall’esperienza dei due discepoli di Emmaus il vescovo Luigi Renna nell’accompagnare su “La via della speranza. Per non ricominciare allo stesso modo”, la Chiesa di Cerignola-Ascoli Satriano attraverso le pagine della sua nuova Lettera pastorale nel giorno del suo 29° anniversario dell’ordinazione sacerdotale.
La Lettera sarà presentata questa sera, lunedì, 7 settembre 2020, durante i Primi vespri della festa patronale in onore della Madonna di Ripalta che avranno inizio nella cattedrale di Cerignola alle 20.
Affrontando tre grandi questioni che navigano la nostra quotidianità - «la pandemia, il problema della criminalità e la trasmissione della fede» - il vescovo disegna «alcuni percorsi pastorali che sono in continuità con il cammino fin qui fatto» ma che, nel contempo, «vogliono anche cercare di cogliere la novità del momento storico che ci interpella», nell’analisi dell’«inventario di “cose antiche e cose nuove”» che pone sotto gli occhi di tutti il problema dell’ambiente, la fragilità della politica, il senso debole della comunità, la «forza» e la «precarietà della nostra sanità», le diverse forme di povertà, il compito «più grande» di una «Chiesa in uscita» - che rifiuta la «ritirata» - che è l’educazione.
In un territorio difficile, dove «l’albero della malavita» richiama spesso l’attenzione della cronaca nelle diverse aree diocesane - Cerignola con l’amministrazione comunale sciolta «per infiltrazioni mafiose», i cinque Reali Siti intrisi della «mentalità di illegalità», la vicaria di San Potito martire segnata «dalla latitanza dalla vita ecclesiale» - il «nostro compito più grande», ricorda il vescovo, «è proprio l’educazione» - che nel vocabolario ecclesiale diventa iniziazione cristiana - in quanto «ascoltare il tempo e la vita è più che mai necessario per un cristiano».
Sono riflessioni che permettono a mons. Renna di entrare nel clima di Emmaus dove, nonostante il «naufragare» delle speranze - che per noi si traduce nel rischio della fuga dalla «responsabilità» - la bella notizia è «che Gesù viene a cercarci» per insegnarci che «le problematiche della quotidianità, della società, dell’economia non vanno tenute lontane o taciute nella nostra vita di fede, come se l’esistenza di tutti i giorni fosse una cosa altra rispetto alla fiducia da avere in Dio».
Alla scuola di Papa Francesco e della "Evangelii gaudium", il Vescovo «riaccende… lungo la strada» la speranza e fa echeggiare alcune delle novità rispetto al recente passato evidenziate dalla notizia che «È risorto il terzo giorno», come ricorda il titolo del documento Cei promulgato dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi - di cui è membro - durante il tempo del lockdown.
Occorre, quindi, dare spazio a una rinnovata fantasia pastorale - «Cosa fanno i discepoli dopo questa manifestazione? Non costruiscono un santuario per fermarsi e stabilirsi, ma ripartono» - che il vescovo prospetta declinando due verbi cari a Papa Bergoglio - «guarire e ricreare» - nei tempi e nei modi che coinvolgono la comunità diocesana, nella certezza che, seppure «davanti a noi si prospetta una stagione ricca di incognite», è urgente «ricominciare».