Nel 2020 sono stati celebrati i 50 anni della concattedrale Gran Madre di Dio di Taranto, progettata dal celebre architetto Gio Ponti (1891-1979) e fortemente voluta da mons. Guglielmo Motolese che l’ha consacrata il giorno 6 dicembre 1970.
Per l’occasione martedì 15 giugno alle 11 verrà inaugurata la mostra “Il sogno di una città, il sogno dei suoi cittadini e il sogno di Guglielmo e di Giovanni” che resterà aperta fino al 26 settembre. L’iniziativa è il frutto di un accordo firmato a giugno 2019 dall’arcidiocesi di Taranto, dall’allora Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto e dal Dipartimento di scienza dell’ingegneria e dell’architettura del Politecnico di Bari e nasce come esito di una tesi di laurea realizzata da cinque giovani architetti dell’ateneo barese.
Evento principale delle celebrazioni è la mostra presso il Museo diocesano di Taranto, promossa dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura, organizzata dall’arcidiocesi di Taranto, dalla Soprintendenza
nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce e dal Dicar del Politecnico di Bari, d’intesa con la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Puglia e da altri enti coinvolti.
Allestita già dal dicembre 2020, l’apertura al pubblico è stata posticipata a causa delle misure di contenimento anti-Covid-19. La mostra, curata da Fernando Errico, Gabriele Rossi, Francesco Simone, con Maria Piccarreta, sarà inaugurata il 15 giugno 2021 e sarà aperta al pubblico dal 16 giugno al 26 settembre 2021.
Nel percorso espositivo, la concattedrale si svela al pubblico attraverso le fasi cruciali dell’iter progettuale: dal racconto epistolare con la committenza, ai disegni interlocutori, agli studi di dettaglio fino alla redazione degli elaborati esecutivi e l’avvio del cantiere.
La mostra, suddivisa in cinque sezioni tematiche e arricchita da supporti audio e video, conduce il visitatore alla comprensione graduale del processo ideativo, partendo dalla conoscenza dei due personaggi cardine dell’opera: Gio Ponti, esponente di spicco dell’architettura italiana del Novecento e mons. Motolese, arcivescovo di Taranto e committente illuminato. L’incontro fra i due si fa subito operativo, come dimostrano le cospicue corrispondenze frutto di proposte e suggerimenti volti a definire quello che diventerà il “il sogno di una città, il sogno dei suoi cittadini e il sogno di
Guglielmo e di Giovanni” (sezioni I, III).
Taranto è una città in espansione in cui la nascita dei quartieri periferici rischia di frammentare l’unitarietà non solo urbana, ma anche spirituale. Da giovane prelato, Guglielmo Motolese intuisce l’esigenza di una nuova cattedrale, più ampia, accogliente e luminosa, dove poter radunare e incontrare i numerosi fedeli che sentono lontana “l’antica e veneranda basilica” di San Cataldo (sezione II).
Gio Ponti, ormai ottantenne, mette in atto la sua indiscussa professionalità per un incarico di alta responsabilità. Nel lungo processo creativo - architettare una visione - Ponti elabora numerose soluzioni ma solo tre saranno presentate al committente: il tempio, la nave e la vela. Un percorso lungo e tormentato tra suggestioni e ripensamenti con momenti di sconforto e di esaltazione che lo accompagneranno dalla prima pietra alla forma finita della Concattedrale Gran Madre di Dio di Taranto (sezione IV).
A conclusione del cantiere, l’ultima sezione della mostra è dedicata agli aspetti cerimoniali: dall’inaugurazione, alla consacrazione fino alla celebrazione della prima messa l’8 dicembre del 1970. Le riprese video supportate dagli audio originali ampliano la percezione della magnificenza del progetto di Ponti evidente anche nel design della Concattedrale (sezione V).