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Lecce e don Filippo Smaldone, azione reciproca di un bene sociale: sembra un paradosso ma non lo è.

 

 

 

Perché, da uno sguardo retroattivo della vita di don Filippo Smaldone nasce la curiosità di conoscere quando, come e perché egli, napoletano di nascita, sacerdote incardinato nell’arcidiocesi di Napoli, abbia lasciato la sua città natale e svolto per ben trentotto anni, nella sua maturità, una missione e un apostolato nella operosa città di Lecce, a servizio della Chiesa che vive il passaggio di secolo con  le inquietudini e le ansie di riforma di una parte consistente del cattolicesimo italiano impegnato culturalmente e socialmente ad interpretare le dimensioni e gli interrogativi legati alla modernità, superando gli antichi steccati del conservatorismo clericale.  

Siamo nell’anno commemorativo del primo centenario della nascita al cielo del nostro santo (4 giugno 2023) e, la Chiesa di Lecce e la famiglia smaldoniana sono in festa, in un crescendo di eventi spirituali e civili.  I festeggiamenti sono iniziati con la solenne celebrazione eucaristica, nella parrocchia di San Matteo in Lecce, lo scorso 15 ottobre 2022, presieduta dall’arcivescovo Domenico D’Ambrosio.         

Nel mese di marzo la città e la Chiesa di Lecce sono chiamate a vivere un altro momento significativo che invita a contemplare le meraviglie che Dio ha operato nel suo servo fedele, ideatore e fondatore della congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori votate ad un’opera pioneristica nella Chiesa e nella società del Salento:  l’istruzione, la formazione e l’evangelizzazione dei sordi, iniziata il 25 marzo di 138 anni fa, proprio il giorno della Annunciazione del Signore.

Così scriveva don Filippo in una lettera manoscritta il 17 marzo 1886: “Il 25 marzo 1885 è un giorno memorabile per voi, dilette sorelle in Gesù Cristo, perché fu il primo giorno che venimmo a portare il felice annunzio a codeste povere ed infelici creature che vivevano nell’ombra dell’ignoranza e dovevano rimanere per sempre prive della conoscenza di Dio e per conseguenza della gloria del Paradiso”.

La vita dell’uomo è avvolta dal mistero: misteriosa è la presenza di don Filippo nella città di Lecce. Da Napoli egli accompagnò don Lorenzo Apicella a Molfetta, dove l’amministrazione provinciale di Bari aveva aperto un istituto per sordomuti. Padre Lorenzo Apicella, da direttore dell’opera, lo volle con sé come assistente spirituale dei sordi. Dopo pochi anni don Apicella fu invitato dall’amministrazione provinciale di Lecce, allora Deputazione provinciale di Terra di Otranto, ad aprire una Casa per sordi nel capoluogo salentino, a favore di questa categoria di persone marginalizzate e non considerate nella loro dignità umana. Egli, come era solito, portò con sé don Filippo. La storia registra che don Lorenzo, dopo le prime trattative con l’ente provinciale, lasciò Lecce per fare ritorno a Molfetta. Don Filippo rimase solo, senza aver voluto e creato questa situazione. Tutto può apparire una casualità, gli uomini spesso dimenticano che la vita ha una finalità che la trascende. Don Filippo seppe vedere la strada della Provvidenza e affidarsi alla mano di Dio che scrivendo “dritto sulle righe storte” rivela gradualmente un disegno di bene e di salvezza.

Don Filippo si trova solo, ma la solitudine dell’Uomo di Dio si fa preghiera e contemplazione di un sogno a largo raggio.  Lecce gli offre il sostegno per l’apertura di un’opera socialmente benefica e pastoralmente nuova: l’Istituto per l’educazione dei sordomuti. Per questi bambini, già provati dalla sofferenza, occorre la presenza di anime consacrate, votate a tempo pieno, alla loro redenzione umana e spirituale. Don Filippo, sotto l’azione dello spirito di Dio, fonda, sempre in Lecce, la Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori che continuano il carisma e la missione del padre fondatore oggi, portandolo in tutto il mondo con la forza carismatica dell’Effatà di Cristo.

“Non possiamo pensare - scrive nella Positio, il postulatore della causa di canonizzazione, mons. Luigi Porsi - che don Filippo fosse il tipo da mettersi innanzi e dire, come il profeta Isaia ‘Ecco, manda me’ (Is,6-8). Era piuttosto timido e sprovveduto, come il profeta Geremia: ‘Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane’ (Ger. 1-6). E, quindi, sicuramente, dovette resistere a lungo prima di accettare l’idea di farsi lui attuatore di un progetto, di fronte al quale altri più preparati e più valenti di lui avevano naufragato”.

“Il dito di Dio è qui! -  ripete il postulatore”.  E ciò ridonda ovviamente ad onore e merito del nostro Santo. Come sempre, il Signore sceglie le persone deboli per confondere i potenti. (1Cor 1,26-28).

Lecce è stata l’habitat naturale, spirituale, apostolico di don Filippo per ben 38 anni, dal 25 marzo 1885 al  4 giugno 1923;   nella Casa madre delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori il Padre ha realizzato la vetta della sua santità, nella cattedrale di Lecce ha svolto la sua azione sacerdotale di confessore e canonico;  nel territorio salentino è passato facendo del bene; nella chiesa delle Scalze (oggi santuario diocesano San Filippo Smaldone) ha espresso il culto eucaristico con l’adorazione giornaliera e con le Quarantore, alla cui scuola si sono costituiti i movimenti: la Lega eucaristica sacerdotale e la Lega delle dame eucaristiche.

L’amministrazione provinciale di Lecce, con uno sguardo lungimirante, ha investito per il bene dei suoi figli derelitti e senza voce, grazie alla presenza e azione benefica sociale ed evangelica dell’Effatà realizzata con passione e cura pastorale della carità da parte di don Filippo “venuto da fuori”.

Il suo progetto supera lo spazio e il tempo, perché lo sviluppo della storia e cultura del sordo nel mondo è frutto di quei piccoli semi, coltivati da uomini appassionati del fratello fragile perché appassionati di Cristo.

In quest’ottica, Lecce e don Filippo si appartengono, si sono scambiati il dono di un’alleanza sociale che ha contribuito alla cultura attuale dell’inclusione delle persone, non solo come pratica educativa ma come stile di vita democratica e civile, e ha anticipato la visione di una Chiesa in esodo, verso le periferie esistenziali, per toccare, sanare e inserire il fratello nella società e nella Chiesa.

                                                                                 

*già superiora generale delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori

 

 

 

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