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 Ieri mattina la chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio gremita di gente, in religioso silenzio per porgere un ultimo saluto a Padre RosarioDe Paolis, frate minore che con la sua personalità e forte spiritualità ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di tante persone. Un ricordo che mai potrà svanire.

Anche per chi è abituato a scrivere, se coinvolto, risulta difficile tradurre in parole i sentimenti di tristezza e di dolore evidenti sui volti di parenti, amici e  dei Frati minori, suoi fratelli. Ed è particolarmente difficile, in special modo, per chi lo ha conosciuto e amato come guida, come padre spirituale.

Le parole del ministro provinciale, Padre Paolo Quaranta, che ha presieduto il rito delle esequie, hanno dato voce allo stato d’animo dell'assemblea triste ed orante ma anche di chi non ha potuto esserci in chiesa ieri mattina. Parole che hanno commosso e fatto riflettere: “Siamo qui per accompagnare verso l’Altissimo un frate minore che ha servito, amato e onorato la fraternità”. Non solo parole di tristezza, ma anche di letizia perché  “sappiamo che sei nella gloria del Signore Risorto”. 

La morte nella tarda sera di Natale, per andare via in cielo col Bambin Gesù, riporta ad un’analogia con la simbologia del presepe e la nascita di Gesù Bambino, che diventa centro della riflessione. Tre aspetti estrapolati e da frate Rosario consegnati in eredità: “il senso dell’ascolto che si fa premura”, con Maria e Giuseppe; “l’accoglienza e il cammino insieme, rappresentato da Gesù con le braccia aperte, come quelle del bambinello nel presepe e sul crocifisso; “reciprocità e relazione con tutti, angeli, pastori, magi, tutti”.

Una relazione che frate Rosario ha saputo creare con tutti: professori universitari e non, giovani e adulti, con la stessa passione e dedizione nel parlare della bellezza di Dio, attraverso la cultura, la storia, l’arte, il creato, “attraverso strade a volte inusuali, percorsi difficili, ma affascinanti”, che hanno lasciato il segno nel cuore di ognuno.

E nel  saluto finale: ”continua a camminare con noi, tra le braccia del Padre dove sei e dove sempre hai voluto essere”. E non senza commozione, fra Paolo Quaranta conclude: “Prendo in prestito le tue parole e con le tue parole dico ‘ciao figlio’”.

 

 

 

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