Lequile come Vo’ Euganeo? Ovvero, tamponi a tappeto su tutta la popolazione per rintracciare i positivi asintomatici al Covid-19. Una sperimentazione che potrebbe quindi ripetersi nel Salento, dopo i risultati ottenuti nella piccola comunità del Padovano.
È questa la proposta che il sindaco di Lequile, Vincenzo Carlà, ha inoltrato al direttore generale dell’Asl di Lecce, Rodolfo Rollo. Il primo cittadino si è fatto avanti proponendo Lequile (centro di 8600 abitanti) come comune pilota con l’obiettivo di passare al setaccio i cittadini per stanare e isolare il coronavirus. Per concretizzare il progetto, illustrato nella lettera inviata ai vertici dell’Asl, Carlà ha messo a disposizione un immobile sanificato dove poter effettuare lo screening degli abitanti tramite i test diagnostici (ma il prelievo di materiale biologico potrebbe essere eseguito anche con il soggetto in auto), e poi personale addestrato e un laboratorio idoneo per processare i tamponi. Il sindaco ha incassato anche la disponibilità del professore Marcello Guido, del Laboratorio di igiene dell’Università del Salento, “a fornire il supporto per l’elaborazione dei dati che verranno tempestivamente comunicati al dipartimento di Prevenzione dell’Asl e all’assessorato regionale alla sanità”.
E per mettere a punto il sistema, il primo cittadino ha chiesto un finanziamento di 400mila euro con l’eventuale restituzione delle somme non impiegate. “Lequile - afferma Carlà - si propone come comune pilota per questa sperimentazione che punta a identificare i portatori sani del virus. Sono di chiara indicazione i risultati dell’esperimento di Vo’: i dati hanno dimostrato che la percentuale delle persone infette è altissima e rappresenta la maggioranza dei casi perché asintomatica o paucisintomatica. Pertanto, l’isolamento di chi, pur essendo positivo, non presenta sintomi è essenziale per riuscire a contenere la diffusione e la gravità del virus”. E nel Salento l’indagine potrebbe fornire risposte ancora più illuminanti rispetto a quanto avvenuto in Veneto. “L’unicità del progetto è data dall'assenza a Lequile di casi che abbiano necessitato di ospedalizzazione. Una differenza fondamentale - sostiene il sindaco - con il modus operandi utilizzato a Vo’, dichiarato a suo tempo zona rossa”.
Intanto, il primo cittadino di Lequile lancia l’allarme anche sulle comunicazioni tra i vari enti, inerenti dati e informazioni fondamentali per la gestione dell’emergenza, che però procedono a rilento e con pauroso ritardo.
“Ogni giorno ricevo dall’Asl notifiche di quarantene che sono già scadute. E quindi come sindaco non solo non posso constatare che il soggetto abbia rispettato tutte le prescrizioni, ma non posso nemmeno informarlo - evidenzia Carlà - sul corretto smaltimento dei rifiuti. Chi è in quarantena non deve fare la differenziata, ma usare un unico sacchetto ad hoc. È un accorgimento essenziale per evitare di contaminare la catena della raccolta porta a porta. Maneggiando i normali contenitori, gli operatori ecologici rischiano di essere in pericolo, e toccando gli altri contenitori possono portare il virus sull'uscio di casa degli altri cittadini. È una situazione molto delicata che non può essere sottovalutata”.