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Addio al medico “francescano”. È senza dubbio questo l'aggettivo che lui amava e che più di ogni altro racchiude e descrive la vastità e l'intensità della sua missione. Oreste Ruggeri aveva 69 anni. 

 

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E il suo viaggio su questa terra si è concluso venerdì scorso a causa di un infarto. Una scomparsa improvvisa accolta con incredulità, cordoglio ed emozione dalla grande comunità di amici e persone che ha conosciuto nel suo cammino.

Oreste Ruggeri era medico di prossimità o, meglio ancora, medico di strada. Ormai decano del servizio di continuità assistenziale dell’Asl salentina, da quasi due decenni svolgeva il suo compito presso la guardia medica di Monteroni. Da sempre in trincea, ha vissuto la sua professione solo e soltanto come una missione. A partire dagli anni Novanta è stato di fatto un medico di frontiera prestando servizio nel centro Regina Pacis di San Foca, in prima linea nell'accoglienza e nell'assistenza sanitaria dei profughi e degli immigrati che approdavano sulle coste salentine. Non ha mai tirato i remi in barca sul fronte delle marginalità e questo spirito l’ha portato a lavorare anche nell’allora ospedale psichiatrico interprovinciale salentino. Ma quando, come nel suo caso, la professione va a braccetto con la propria indole è difficile delineare confini o limiti. Il suo, infatti, è stato un impegno a tutto campo caratterizzato anche e soprattutto dal volontariato. Specialista delle malattie psicosomatiche, un settore che lo ha visto impegnato pure come ricercatore negli anni giovanili, per interi lustri, e fino all’ultimo giorno della sua vita, si è donato alla cura dei suoi pazienti con dedizione, professionalità e in maniera totalmente gratuita.       

E in questa missione dedicata al prossimo ha buttato il cuore ben oltre il recinto della professione medica. È stato, infatti, anche guida e punto di riferimento per tantissimi ragazzi che ha formato quand'era educatore dei gruppi giovanili della parrocchia di Sant’Antonio a Fulgenzio in Lecce. A loro, e agli altri che in percorsi e tempi diversi si sono inseriti nel solco di questa esperienza, non ha mai fatto mancare la luce dei suoi consigli e della sua vicinanza. Un legame che resta indissolubile.

Oreste Ruggeri era per tutti un amico e un medico senza soluzione di continuità, buono e generoso, persona semplice, umile, ironica, altruista, amante della natura, della campagna e degli animali, cultore del Salento, fiero custode della storia e delle tradizioni della sua terra. Un gentiluomo col cuore grande e la coppula tisa. Con il sorriso e la leggerezza d’animo riusciva a smussare anche le montagne che sembravano più alte e insormontabili. Un francescano laico, in tutto e per tutto, capace di costruire il bene comune lavorando dietro le quinte, senza fronzoli e lontano dalle apparenze.

“Oreste si definiva con gioia un medico di indole francescana e lo era realmente. Per noi e per tantissime persone che ha incontrato nel suo cammino è stato un amico, un fratello, un padre”, ha sottolineato con emozione don Mino Arnesano, durante l’omelia dei funerali che si sono svolti nella chiesa madre di Lequile.

Le parole dell’amico sacerdote sono l'affresco della vita del medico.  

“Aveva la vocazione e la bellezza della paternità vera che ha testimoniato verso tanti di noi. Amava la letizia, l'essenzialità, la convivialità e la fraternità. Era un amico per tutti, una persona che amava scherzare e stare in compagnia. Oreste - ha ribadito don Mino - ha vissuto al servizio del prossimo, ha seminato il bene, è stato un consolatore pronto ad asciugare le lacrime e ad andare incontro alle sofferenze e alle fragilità. E quando un uomo, come ha fatto lui, prova ad amare gli altri diventa il segno visibile dell’amore di Dio. Ci lascia un'eredità grande che spetta a tutti quanti noi portare avanti, ovvero continuare come amava fare lui a servire le persone che incontriamo sul nostro cammino, anche soltanto con il conforto della presenza. Oreste non si dimenticava mai di nessuno. Era una persona sensibile, genuina, solare, attenta”. A dirlo, come ha ricordato lo stesso don Mino, sono anche le tante testimonianze commosse che da giorni affollano il suo profilo Facebook.

“Soffriremo tutti la sua lontananza. Ma dobbiamo essere consapevoli - ha rimarcato il giovane parroco - che lui ora diventa più vicino di prima. Se finora era presente fisicamente qui oppure là, ora sarà sempre in ognuno di noi. Continueranno a risuonare i suoi saluti carichi di forza che ripeteva sempre: ‘stammi bene’, ‘buon cammino’. Diciamo grazie ad Oreste per quello che ha fatto: per la sua presenza di gioia in mezzo a noi, per la sua affettuosa ironia, per le sue parole di incoraggiamento”. Con la sua capacità di esserci sempre, per tanti è stato una sentinella nella notte, il nocchiere in gran tempesta. “Aveva ricevuto il dono delle grandi doti umane. Aveva la capacità di farsi sentire silenziosamente, di farsi compagno di viaggio di tutti. È il messaggio più bello che, come in una staffetta, ci consegna: proviamo a farlo fruttificare”, ha concluso don Mino. Oreste Ruggeri, che lascia la moglie e i familiari, riposerà a San Cassiano, il paese di origine che adorava, il suo buen retiro in cui sempre si rifugiava. 

 

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