Si conclude oggi la peregrinatio della reliquia del Beato Rosario Angelo Livatino, magistrato e martire, nella città di Monteroni.
Un evento storico in quanto è la prima volta, come ha sottolineato a più riprese il vicario generale dell’arcidiocesi di Agrigento, don Giuseppe Cumbo, che questa reliquia ha oltrepassato lo stretto di Messina per essere gioiosamente accolta a Monteroni nella splendida cornice del cinquecentesco Palazzo Ducale.
Nel pomeriggio di venerdì scorso l’auto con il prezioso reliquiario ha percorso la piazza cittadina fino al luogo dell’accoglienza dove uno stuolo di ragazzi lo hanno accolto con un lungo e colorato striscione da loro realizzato per l’occasione. E subito, tra l’emozione dei convenuti, sorretta dal vicario dell’arcidiocesi agrigentina, la reliquia è stata solennemente introdotta nell’atrio del Palazzo Ducale, accompagnata dal suono festante della banda cittadina e dalle massime autorità civili, militari e religiose convenute.
Presenti anche l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia e l’arciprete di Monteroni, don Giuseppe Spedicato, i quali hanno esposto il prezioso reliquiario argenteo contenente la camicia insanguinata del beato al centro dell’atrio e tutt’intorno i cittadini convenuti insieme con i ragazzi del catechismo della matrice e una rappresentanza delle quattro confraternite della città componevano il “comitato di accoglienza”.
Non appena la sacra reliquia è stata intronizzata ha preso la parola il sindaco, Mariolina Pizzuto, esordendo col ringraziare coloro che hanno fortemente voluto e reso possibile questo speciale evento per la città di Monteroni salutando le varie autorità e i cittadini intervenuti. Parole davvero sentite e soppesate quelle pronunciate dal Sindaco: “Accogliamo con immenso onore e devozione la reliquia del primo magistrato beato della Chiesa Cattolica, martire non solo della giustizia ma anche della fede, figura esemplare sia per il mondo cristiano che per quello laico, che con la sua profonda fede e granitica testimonianza ha saputo fermare la criminalità organizzata. Questa significativa opportunità sia per la nostra città un momento di autentica riflessione sulla figura di Rosario Livatino, la cui beatificazione ci rammenta che nel contrasto alle mafie non si fa mai abbastanza e che non si vince solo con la repressione né con la sola risposta punitiva poiché occorre combattere tutti insieme le ingiustizie, favorire i diritti dei cittadini impegnandosi tutti nella formazione dei ragazzi e degli adulti”.
L’arcivescovo ha poi invitato tutti alla preghiera attraverso alcune invocazioni e ha impartito la benedizione a tutti gli intervenuti. È stata data lettura della preghiera per la beatificazione di Rosario Livatino e successivamente composto un corteo processionale con i ragazzi della parrocchia Maria SS. Assunta in testa, che ha attraversato alcune vie del centro storico fino in chiesa madre dove la reliquia è stata solennemente intronizzata.
L’arcivescovo ha presieduto poi la solenne concelebrazione eucaristica, insieme con don Giuseppe Cumbo, don Giuseppe Spedicato, don Marco Bottazzo, cappellano militare, don Salvatore Carriero, rettore della chiesa Gesù Crocifisso e il diacono don Salvatore Casà, animata dal coro della matrice e dai gruppi parrocchiali.
All’inizio è stata data lettura, dal parroco don Giuseppe Spedicato, di una lettera (LEGGI) pervenuta per l’occasione dal card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione cause dei santi che ha beatificato Rosario Livatino, su mandato di Papa Francesco e un indirizzo di saluto dello stesso don Giuseppe il quale ha sottolineato le virtù di questo beato e cosa esso rappresenti per la Chiesa e per la società civile poiché egli non è soltanto la voce della Chiesa che grida il suo ‘no’ alla mafia ma anche un valido esempio per tutti coloro che vogliono svolgere una professione così delicata come quella del magistrato ponendosi “sub tutela Dei” e dimostrando il coraggio di essere cristiani credenti e credibili. Un vero giusto ha sottolineato don Giuseppe - che ha saputo pienamente conformare il suo stile di vita ai valori della Costituzione e del Vangelo contrapponendosi a quei disvalori promossi dalle varie correnti mafiose, ieri come oggi. È significativo - ha proseguito il parroco - che abbiamo voluto quasi incastonare questa sacra reliquia in un addobbo floreale che riprendesse i colori istituzionali, bianco e rosso, della nostra città ed in questo modo legare simbolicamente il beato Livatino alla nostra cara Monteroni”. “Una rara testimonianza di fede autentica quella di questo magistrato - ha rimarcato anche l’arcivescovo nella sua riflessione omiletica - un martire come non se ne vedevano dai tempi di Caligola e Nerone probabilmente”.
Ed ha raccontato di come egli stesso si sia soffermato a fissare intensamente la camicia insanguinata rimanendo colpito soprattutto dalle macchie di sangue presenti sul colletto dell’indumento, “uno spettacolo umanamente terrificante ma che nel contempo ci fa comprendere la vittoria del bene sul male di come costui sia stato capace, con la sua profonda fede a trasformare un’apparente trionfo della malvagità umana in testimonianza di fede, conversione e redenzione per i suoi uccisori che egli ha sinceramente perdonato in punto di morte”.
Dopo la messa dell’arcivescovo nell’oratorio parrocchiale, un convegno molto partecipato dal titolo “Livatino: un giudice come Dio comanda” (GUARDA). Hanno offerto il proprio contributo di riflessione Roberto Tanisi, presidente del Tribunale di Lecce e Giuseppe Capoccia, magistrato leccese, procuratore della Repubblica di Crotone. Il primo, dopo aver recitato un monologo scritto da lui sulla figura di Livatino ha relazionato su “Il ruolo del giudice in una società che cambia. Il procuratore Capoccia, invece, è intervenuto su “Livatino, non un eroe ma un santo”.
Nel reliquiario, oltre alla camicia insanguinata e bucata dai fori dei proiettili, è contenuta anche una porzione di terra prelevata dal luogo in cui è stato ritrovato senza vita, la terra agrigentina alla quale egli era tanto affezionato e per la quale si è tanto battuto fino all’estremo sacrificio.
Tanti fedeli, nella giornata di ieri, hanno visitato, sostato e pregato davanti alla reliquia fino alla messa vespertina presieduta da don Beniamino Cirone, assistente ecclesiastico dell’associazione “Città del Crocifisso” e animata dai gruppi della comunità parrocchiale “Maria SS. Assunta”, alla presenza dei sindaci dei comuni appartenenti all’associazione, del prefetto di Lecce Maria Rosa Trio, del presidente del consiglio regionale Loredana Capone e del presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva.
Stasera la chiusura della peregrinatio con una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da don Giuseppe Spedicato, durante la quale sarà recitata una speciale preghiera di ringraziamento al Beato Rosario Angelo Livatino.
Photogallery a cura di Arturo Caprioli e Diego Latino