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La casa canonica della parrocchia del Sacro Cuore di Monteroni riapre le sue porte. Ricevuta in eredità dal parroco-fondatore, don Edmondo Adamantino, si compone di stanze su due piani: al piano superiore l’appartamento riservato al parroco pro tempore, il piano terra ha ospitato diverse attività di gruppi nel corso degli anni.

Ora, dopo alcuni mesi dedicati ai lavori di manutenzione, grazie all’impegno fattivo di alcuni volontari e alla volontà dell'attuale parroco, don Elio Quarta, ospiterà la sede del locale gruppo Unitalsi. L'inaugurazione avviene oggi alle 19 dopo la messa domenicale in parrocchia delle 17,30.

Il gruppo nasce all’interno della comunità del Sacro Cuore, all'indomani dell’esperienza di alcune parrocchiani a bordo del treno bianco per il trasporto degli ammalati al santuario di Lourdes. Una promessa mantenuta, divenuta impegno a favore degli altri, degli ammalati in particolare. Quando infatti le sofferenze lasciano ferite profonde, spesso le parole restano, come macigni, sulla porta delle labbra, nell’impossibilità di esprimersi pienamente. Un viaggio verso Lourdes, carico di attese diventa possibilità di mantenere una promessa e l’intravedere la meta, per cui la parola ormai sfinita si scioglie in pianto, la circostanza che smuove non solo il cuore, ma la forza di volontà per cui ogni fibra del proprio essere divenga testimonianza della misericordia e tenerezza di Dio.

Alle esperienze personali si unisce l’impegno della sottosezione Unitalsi di Lecce, guidata, in questo particolare momento storico, da Enzo Nigro, in qualità di commissario. Da tempo ormai si è scelta la via del decentramento, favorendo la formazione di gruppi nelle varie comunità locali, per favorire un maggior senso di appartenenza e di responsabilità. Sull’onda di un rinnovato entusiasmo si è andato formando il gruppo Unitalsi di Monteroni Dopo un primo periodo di riflessione e di valutazione dell’esperienza, dopo che l’entusiasmo ha ceduto il passo alla tenacia e alla determinazione di tener fede a una promessa e a un impegno preciso, essere segno della presenza di Dio, e allo stesso tempo capaci di ascolto per cogliere i segni della presenza dell’Emmanuel, è emersa la necessità di una sede propria, dove poter programmare e realizzare iniziative da estendere a tutta la città.

La casa canonica è sembrata essere uno spazio adatto, poiché collocata urbanisticamente in modo più centrale rispetto alla Chiesa, quindi predisposta ad accogliere quanti vorranno aderire al gruppo, nel momento in cui l’invito ad esserne parte sarà esteso in senso interparrocchiale.

La sede sarà intitolata a Mimino Rizzato, deceduto prematuramente nel 2002, che ha offerto all’interno della parrocchia del Sacro Cuore una significativa testimonianza di come si possano investire i propri talenti, anche su una sedia a rotelle, di come il sorriso e il buonumore possano essere mano tesa verso l’altro, per dare e ricevere, nella condivisione, senza vittimismo.

Una piccola casa, perché trovi concretezza un sogno grande, perché pone le sue radici nel sogno di Dio Padre di essere vicino ad ogni uomo. Un uomo basso di statura, don Edmondo Adamantino, che ha dato il via, nella periferia cittadina, al progetto di realizzare una comunità, ricca di slanci e di contraddizioni, di sacrifici e di errori, ma una comunità viva, che nel corso degli anni e con l’aiuto dei vari parroci che si sono succeduti, non ha mai smesso di crescere.

 

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