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È stato giorno di festa, quello di ieri, sabato 19 dicembre, per il popolo di Monteroni: ha accolto il suo don Marcello, vestito degli abiti belli, quelli cardinalizi che, dallo scorso 28 Novembre, data in cui come Prefetto della Congregazione per le cause dei santi è stato creato cardinale da Papa Francesco, lo rendono principe di Santa Romana Chiesa.

 

 

A farsi eco della comunità cristiana monteronese, nella concelebrazione presieduta dal card. Semeraro con accanto l'arcivescovo Seccia e i parroci della cittadina, l'arciprete don Giuseppe Spedicato: “È con sentimenti di commozione e letizia che oggi ti porgo il benvenuto nella chiesa parrocchiale Maria SS. Assunta in Monteroni di Lecce. Benvenuto nella tua terra, nella tua città, tra la tua gente, in casa tua; bentornato al fonte battesimale, luogo da dove tutto ha avuto inizio, nella tua comunità parrocchiale dove sei cresciuto, dove è nata la tua vocazione sacerdotale e dove torni volentieri ogni qualvolta riesci a ritagliare un po’ di tempo per gli affetti e le amicizie più importanti. Confesso che domenica 25 ottobre 2020, quando Papa Bergoglio dopo l’Angelus ha pronunciato il tuo nome tra quello dei tredici cardinali che avrebbe creato nel successivo concistoro del 28 novembre scorso, Monteroni ha vissuto una giornata memorabile. In comunione con gli altri parroci abbiamo suonato le campane a distesa, volevamo far sentire l’eco di una città in festa che potesse giungere fino ad Albano Laziale; è stato uno di quei giorni che, come dicevano gli antichi, è da contrassegnare con un sassolino bianco, perché rappresenta un memorabile evento”.

Una comunità, quella della piccola città in provincia di Lecce, orgogliosa che un suo membro sia stato consegnato ad una missione così alta e bella, non un onore, ma l'ennesima occasione per vivere il ministero sacerdotale ed episcopale come un servizio a Dio e ai fratelli.

Ancora don Giuseppe: "Papa Francesco ha scelto te quale nuovo cardinale, affidandoti un compito quanto mai importante: quello di essere cardine, punto di riferimento per ognuno di noi, per la nostra comunità, per tutta la Chiesa. Abbiamo bisogno di questo, ne ha bisogno la nostra Chiesa, ne ha bisogno in questo tempo così difficile da affrontare, dove le numerose incertezze, le paure, le difficoltà acuiscono le sofferenze e porgono le persone e le famiglie in una situazione di grande preoccupazione e di profondo smarrimento".

Tuttavia perché un cammino sia fruttuoso, occorre avere uno sguardo unitario, capace altresí di voltarsi indietro per ammirare la strada percorsa, per ringraziare dei doni ricevuti e così  proseguire l'itinerario  tracciato, come testimonia Spedicato nel suo indirizzo di saluto: "Il racconto della tua vita, eminenza, vale molto di più delle mie piccole considerazioni: è l’intreccio tra la dimensione teologico-spirituale e quella umana del tuo essere: per tanti di noi sei stato un padre, un fratello, un pastore, un amico, un teologo, una guida. L’umiltà, la generosità e la concretezza sono state le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto nel corso della tua vita, come sacerdote prima e come pastore poi. In qualità di docente di ecclesiologia, ci hai trasmesso l’amore per la ricerca teologica, la passione per i grandi maestri e i padri della Chiesa; con una attenzione del tutto particolare ci hai stimolato ad approfondire la lezione del Vaticano II, cui hai dedicato tanti tuoi scritti e hai fatto appassionare i tanti studenti che hai potuto accompagnare nei vari percorsi di formazione teologica. In questi anni al servizio della Chiesa che è in Albano ma anche di quella universale rappresentata da Papa Francesco, sei stato espressione della Chiesa delle periferie, degli scartati, degli ultimi, di quella Chiesa in uscita attenta alle diversità e alla lettura in chiave antropologica e culturale del cambio epocale che viviamo.  Un punto di riferimento vicino a tutti e attento a chi è più fragile e ha bisogno di maggiore accoglienza".

E proprio come una madre che fa le proprie raccomandazioni al figlio che parte per una nuova missione, così la gente di don Marcello, un pó madre perché generatrice di questo suo illustre concittadino, a lui riserva una amorevole consegna: "Eminenza, ti chiediamo di amare con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio ti affida: anzitutto i sacerdoti e i diaconi, i consacrati, l’intero popolo di Dio, soprattutto i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esorta i fedeli laici a cooperare all'impegno apostolico e li ascolti volentieri. Poni viva attenzione a quanti non appartengono all'unico gregge di Cristo, perché anche essi ti sono stati affidati nel Signore. Prega per tutti noi; veglia con amore su tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo ti ha posto a reggere la Chiesa di Dio”.

Esultanza e orgoglio che si sono uniti nel rendimento di grazie, quella Eucaristia che a Monteroni ha avuto il sapore della riconoscenza e dell'affidamento.

 

Photogallery di Rodolfo Pati

 

 

 

 

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