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Ieri sera a Squinzano, don Carlo Santoro ha preso possesso canonico delle parrocchie di San Nicola e Mater Domini come parroco. Nell’occasione è stato ufficialmente presentato anche il viceparroco, il giovane don Matteo Quarta.

La lunga cerimonia è stata presieduta da mons. Michele Seccia e da numerosi sacerdoti della diocesi, tra cui anche il predecessore di don Carlo e don Matteo, mon alla presenza del Nunzio apostolico di Bosnia-Erzegovina e Montenegro, mons. Luigi Pezzuto.

Commentando il brano evangelico dei lebbrosi, l’arcivescovo ha evidenziato come spesso il parroco sia “messo alla prova dalla necessità di rispondere alle domande della comunità; noi dobbiamo accogliere e dobbiamo crescere insieme alla comunità perché in questo modo è Dio che opera. Noi dobbiamo accogliere anche il lebbroso che è in difficoltà fisiche, economiche, morali, familiari e l’elenco potrebbe continuare. Molte volte capita che qualcuno abbia un passato per cui è difficile farsi accettare in un contesto sociale, ma non in un contesto ecclesiale, noi dobbiamo sempre accogliere. Noi come credenti dobbiamo capire il nesso che c’è tra la tavola da pranzo e la mensa eucaristica. Da come una famiglia sta a tavola si capisce quali sono i rapporti. Dobbiamo imparare a valorizzare questo altare, questa mensa, come modello di ritorno nella mensa domestica. Il vangelo è via di santificazione, il vangelo è la regola d’oro di coloro che hanno scelto di fare parte della comunità di Cristo che è convocata attorno alla mensa eucaristica. Caro Carlo questo sarà il tuo compito, ma questo sarà anche il vostro impegno cari fratelli e sorelle Le nostre liturgie non devono essere semplicemente belle, ma credenti e credibili. Tornando a casa dobbiamo testimoniare che il Vangelo per noi è regola di vita.”

Nel ringraziare mons. Seccia e la comunità che lo ha accolto, don Carlo ha svelato che quando gli è stato chiesto se preferisse il dodici o il tredici come giorno dell’insediamento ha risposto “il tredici perché mi sono ricordato che è il giorno in cui la Madonna apparve a Fatima per l’ultima volta e il sole danzò. Mi sono messo quindi sotto il manto della Madonna e ho voluto che per l’occasione venisse portata qui la statua della Vergine di Mater Domini per unire in questo modo le due comunità”. Rivolgendosi poi al Figlio di Dio, don Carlo ha continuato: “Gesù, ogni volta i cambi mi sono costati, ma alla fine hai sempre vinto tu. Ho imparato a lasciarmi sorprendere dalla tua fantasia che mi ha aiutato ad andare oltre i limiti che pensavo di avere. Mi sono arreso e tu mi hai insegnato che è l’amore la forza che trasforma tutto. Non è il primo cambio di parrocchia che vivo, ma tutte le volte provo un po’ di imbarazzo perché inevitabilmente mi sento al centro dell’attenzione e questa volta ancora di più essendo questa una comunità più grande e articolata. Cominciano ora i lunghi giorni che passeremo insieme nella casa del Signore. Il vescovo mi ha fatto sedere sulla sedia presidenziale, che significa che ho il compito di presiedere, di dare e di insegnare nella comunità. Nel momento in cui mi dà timore essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi scrive: ‘Fatemi spazio nei vostri cuori’, io vi chiedo fatemi spazio in mezzo a voi. Dopo essermi seduto davanti a voi, voglio ora sedermi anche tra voi, aiutatemi a rimanerci sempre e insieme impareremo gli uni dagli altri ad andare dietro a Gesù, l’unico vero pastore e canteremo insieme Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.” Al termine dei suoi ringraziamenti, don Carlo si è seduto in mezzo ai fedeli.

La cerimonia è stata poi seguita da un momento di convivialità all’interno dell’auditorium San Giovanni Paolo II.

 

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