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Si sono svolti nel pomeriggio presso la parrocchia Santa Maria del Popolo in Surbo i funerali di Osvaldo Dell’Anna, dj simbolo della movida del Salento.

 

La chiesa gremita di gente e un silenzio assordante che si è tramutato in smisurata preghiera di suffragio. E nemmeno all’uscita della chiesa: tanto rispetto e tanta compostezza. Solo il timido applauso degli amici per salutare il dj di tante notti in discoteca

All'inizio della messa è stata data lettura di una lettera inviata dall’arcivescovo emerito di Lecce, Domenico D’Ambrosio che conosceva bene Osvaldo e che nei giorni della malattia si era anche recato in ospedale a visitarlo .

Ad infondere coraggio alla famiglia del giovane Osvaldo Dell’Anna - 39 anni, passato a miglior vita ieri dopo una malattia terribile lunga cinque mesi - e agli innumerevoli amici e conoscenti giunti a Surbo per conferire l’ultimo saluto al giovane dj, le parole di don Stefano Spedicato, già arciprete di Surbo che ha pronunciato l’omelia durante il rito delle esequie presieduto dall’attuale parroco, don Mattia Murra.

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 “Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio”, queste le parole del vangelo di Luca proclamate durante la liturgia. “In qualche modo - ha detto don Stefano all’assemblea - il buio è ciò che oggi sembra prevalere, le tenebre sembrano avere il sopravvento. La luce però è così forte da tornare a splendere dopo la tortura della passione. Osvaldo ha vissuto tante notti dietro una consolle in attesa dell’alba e anche a queste tenebre seguirà l’alba, quella eterna che non conosce tramonti”.

“Osvaldo è ciò che stiamo vivendo noi! Nel pieno della vita irrompono le tenebre che sembrano avere la meglio! In questo buio dove due grida squarciano il silenzio: ‘Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?’ E poi ancora, ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’. I nostri perché rispetto alla vita alla morte al dolore e alla sofferenza raccolti tutti nell’unico grande grido, quello che Cristo rivolge al Padre. Nel suo ‘perché’ i nostri ‘perché!’ Restano senza risposta ma dal Figlio sono consegnati al Padre. Facciamolo anche noi oggi: consegniamo il nostro grido di dolore al Padre. In croce, infatti, è salito anche Osvaldo e anche lui ha lottato con tenacia fino alla fine”.

Domenica pomeriggio - ha confidato don Stefano - Maura, la moglie di Osvaldo mi ha chiamato per dirmi che aveva scritto una lettera-preghiera a San Pio da Pietrelcina, me l’aveva consegnata e io l’avevo fatta giungere a San Giovanni Rotondo sulla tomba del frate delle stimmate per il tramite dell’arcivescovo Domenico D’Ambrosio. Sicuramente una richiesta di grazie ma anche il gesto simbolico ed efficace di una consegna di una vita, la loro vita di famiglia, nelle mani di Dio”.

Tra le lacrime dei presenti si sono fatte ancora strada le parole di incoraggiamento dell’ex parroco: “Invito tutti, specie i genitori di Osvaldo, suo fratello Alessandro - ha concluso - a considerare il grande dono della vita, a non sprecarla o trascinarla appresso ad inutili affanni e turbamenti: il miglior capolavoro di Osvaldo è la vita dei suoi piccoli gemelli Giovanni e Greta e l’amore per Maura. Vivete in pienezza!”.

 

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