La cattedrale, unica chiesa giubilare della diocesi di Lecce, ieri sera, nella festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, era straripante di fedeli per quella che è stata la celebrazione diocesana di inizio del Giubileo della speranza.
Nella gioia del Natale, la comunità ecclesiale di Lecce ha, infatti, inaugurato il cammino giubilare. È stato l'arcivescovo Michele Seccia a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica di ingresso nell'anno santo. L'evento trasmesso in diretta su Portalecce e Telerama (GUARDA) ha visto quali concelebranti l'arcivescovo coadiutore di Lecce, mons. Angelo Raffaele Panzetta, l'arcivescovo Luigi Pezzuto, il vescovo emerito di Rrëshen, mons. Cristoforo Palmieri e tanti sacerdoti diocesani e religiosi. Il servizio è stato curato dai seminaristi della diocesi e dai ministranti della parrocchia Santa Maria del Popolo in Surbo guidati dal direttore dell'Ufficio liturgico diocesano don Mattia Murra, coadiuvato da don Francesco Pesimena.
I canti sono stati eseguiti dal coro della vattedrale diretto dal maestro Antonio Calabrese e accompagnato all'organo dal maestro Carlo Chirizzi. In rappresentanza delle autorità civili, presente il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone.
Vescovi, sacerdoti, diaconi e fedeli tutti si sono radunati presso la basilica di Santa Croce, dove l'arcivescovo di Lecce ha dato inizio alla liturgia con i riti di introduzione apertisi con l'ostensione del Crocifisso al popolo santo di Dio, la lettura di un passo della bolla di indizione dell'Anno giubilare "Spes non confundit" e il brano del Vangelo.
Da qui si è snodata la solenne processione che, dopo una sosta in Piazza Sant'Oronzo per affidare il cammino giubilare al patrono, è giunta nella chiesa cattedrale; all'arrivo, dopo la presentazione della croce ad una Piazza Duomo gremita di fedeli raccolti in silenzio, al canto delle litanie dei santi, la processione si è diretta nella Chiesa madre della diocesi.
Quì Seccia, davanti al battistero, ha guidato il rito di aspersione prima di prendere posto in cattedra per il prosieguo della celebrazione.
Toccante e incisiva l'omelia del presule (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) che, prendendo spunto dal brano evangelico del giorno, ha voluto dare delle coordinate per vivere quello che, per la Chiesa tutta e in modo peculiare per quella di Lecce, è un tempo privilegiato.
Il primo accento è stato posto sul tema del viaggio, azione non solo fisica quanto ascetica e spirituale compiuto dalla Famiglia di Nazareth. Salire a Gerusalemme, infatti, voleva dire compiere un gesto che "esprimeva devozione verso il Signore e fedeltà alla sua legge".
Da qui, allora, il ricordo del prodigio dell’Incarnazione, evento che sancisce la elezione che Dio, il totalmente altro, fa della umanità in mezzo alla quale viene a porre la sua tenda.
Così Seccia: "Il fatto che Dio, l'inafferrabile, si sia incarnato ci porta a capire che Cristo, l'altro da noi, non è più da considerare altra cosa rispetto alla storia, anzi Egli stesso diventa storia, ponendo la sua tenda in mezzo a noi. Con l’evento Gesù Cristo, Dio ha un volto, ha una famiglia, è una presenza salvifica nel tempo; il nostro Dio, l‘Emmanuele, è un Dio atipico perché non confinato nell’oblio della sua onnipotenza, ma si comunica a noi, condividendo in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana".
Lo sguardo del pastore leccese, poi, si è soffermato sull'accaduto che ha avuto protagonisti Maria e Giuseppe: lo smarrimento e il ritrovamento del proprio Figlio, un momento da non vedere solo nella accezione negativa della perdita quanto nello svelamento che Gesù fa della sua identità e della sua missione a cui, ogni discepolo che lo sceglie come centro della propria storia è chiamato a partecipare.
Ancora Seccia: "All’amore ferito dei genitori, che chiedevano spiegazioni sull’accaduto, Gesù non risponde con irriverenza bensì con consapevolezza, la consapevolezza di chi sta comprendendo il disegno di Dio sulla propria vita. Da questo ci giunga l’invito a riconquistare la consapevolezza di non essere stati creati per le cose di poco conto: Dio ci invita ad alzare lo sguardo verso il cielo, istillando nei nostri cuori il desiderio di vivere una vita alta, luminosa, abitata dalla Speranza".
Il tema del cammino della Famiglia di Nazareth si interseca, a stretto giro, con il cammino giubilare che la Chiesa di Lecce ha aperto, un tempo in cui gustare un rinnovamento interiore, la bellezza di poter ritornare a Dio con tutto sé stessi, vivendo concretamente l'esperienza della fede che diventa in grado di trasformare il cuore e la vita.
Ancora l'arcivescovo di Lecce: "Il Giubileo è innanzitutto un invito a cambiare vita, a lasciare alle spalle il peccato e ad abbracciare il Vangelo con più decisione. Questo richiede coraggio e umiltà, perché significa guardare con verità a noi stessi e lasciare che Dio trasformi le nostre fragilità e le faccia fiorire".
Tre, allora, i compiti dati dal presule alla sua comunità: riscoprire la riconciliazione, esercitare la carità e custodire il creato.
Ecco Seccia: "In questo anno di grazia vi invito a riscoprire il sacramento della riconciliazione: la chiesa cattedrale, chiesa giubilare, fornirà continui momenti per accostarsi a questo sacramento sì da ottenere l'indulgenza che ci riconsegna ad un futuro di speranza. Vi chiedo anche, tuttavia, di avere a cuore la carità come via che, servendo Cristo nel povero, riesce ad annunciare la Speranza che tutto ricrea e rinnova; nondimeno, però, il Giubileo è un tempo per riscoprire la bellezza del mondo che Dio ci ha donato e per impegnarci nella sua salvaguardia. Ridurre gli sprechi, vivere con sobrietà, essere attenti, sono segni concreti della nostra gratitudine per i doni del Signore".
Ogni fedele presente alla celebrazione, dunque, ha potuto far sue le parole del pastore leccese, facendole divenire auspicio per un anno giubilare fecondo e apportatore di grazie: "Il Giubileo è tempo propizio per il rinnovamento spirituale, per riscoprire la bellezza dell’Eucaristia quale fonte e culmine della nostra vita cristiana. Nel Corpo e Sangue del Signore, offerti sull’altare, troviamo il sigillo dell’amore divino e il nutrimento per la nostra speranza. Come popolo sacerdotale, siamo chiamati ad offrire noi stessi, uniti al sacrificio di Cristo, affinché il nostro servizio alla Chiesa e al mondo sia segno visibile di quella comunione che Dio desidera per l’umanità intera".
Terminata la celebrazione i presenti si sono spostati nella Piazza Duomo dove la serata è continuata con un momento di elevazione spirituale natalizio guidato da Tyna Casalini e dalla sua equipe, la Just4Jesus per una serata che, di fatto, è entrata a pieno titolo nelle pagine del libro di storia della Chiesa che è in Lecce. Per quest'ultimo evento la comunità diocesana è grata alle confraternite del centro storico di Lecce, rette dal priore Claudio Selleri, che ha offerto il concerto gospel.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli.