La Chiesa di Lecce si appresta ad accogliere un nuovo dono: l’accolitato del seminarista Enrico De Leo, originario della parrocchia Maria Santissima Ausiliatrice di Monteroni e giunto, ormai, al sesto anno di formazione presso il Seminario Romano Maggiore.
La celebrazione si terrà sabato 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo, alle 16 presso la cattedrale di Roma, la basilica di San Giovanni in Laterano e sarà presieduta dal vescovo ausiliare di Roma e rettore del Seminario romano maggiore, mons. Michele Di Tolve.
Chi è l’accolito? Nel cammino formativo di un seminarista verso il sacerdozio ci sono diverse tappe che lo aiutano a meglio comprendere la chiamata del Signore e a rispondere ad essa generosamente.
Una di queste tappe è il ministero dell’accolitato; è posta prima del diaconato e del presbiterato ed è preceduta dal ministero del lettorato.
Ministeria quaedam, la lettera apostolica di Paolo VI afferma che “i ministeri di lettorato e accolitato sono ministeri istituiti che possono essere conferiti ai laici e che sono essenziali per il candidato che si prepara al presbiterato”.
Il termine accolito deriva dal greco ‘akolythos’ che vuol dire andare dietro, seguire, accompagnare.
Il ministero dell’accolitato è il ministero del servizio dell’altare e dell’Eucaristia che, come dice Lumen Gentium, è “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”.
La Chiesa, nella liturgia dell’istituzione dell’accolito, con l’efficacia che le viene dallo Spirito, invoca sul candidato una speciale benedizione, perché possa compiere fedelmente il suo servizio conformando sempre più la propria vita al sacrificio eucaristico così da offrirsi ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale a Dio gradito, amando sinceramente il corpo mistico del Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi.
Così il ministro ha un compito e una missione precisa da svolgere all'interno della Chiesa e non un’attribuzione onorifica.
L’accolito, infatti, vive questa chiamata tra i momenti liturgici e i momenti concreti del suo quotidiano (il Cristo dell’altare e il Cristo vivente nell'uomo). L’esercizio del ministero lo aiuta a partecipare attivamente alla liturgia, a vivere una vita spirituale sempre più intensa, a maturare nella consapevolezza e a dare testimonianza con la vita.
L’accolito aiuta il presbitero e il diacono a compiere le azioni liturgiche, si impegna a rendere un servizio alla comunità celebrante dando tempo, disponibilità e impegno.
Tuttavia, il suo servizio non si limita alla sola celebrazione liturgica ma va anche fuori portando ai fedeli ciò che ha attinto dall'altare.
In tal modo, l’accolito diviene strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei confronti delle persone più bisognose, deboli, povere e malate attuando il comando di Gesù agli apostoli durante l’ultima cena “amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi” (Gv 15,12).
Ad Enrico giungano la preghiera e gli auguri degli arcivescovi Michele Seccia e Angelo Raffaele Panzetta, del presbiterio che presto lo accoglierà tra i suoi membri e di tutta la comunità diocesana perché il Buon Pastore possa essere sempre il criterio ispiratore di ogni sua scelta.