Nel mese più corto dell’anno la luce del giorno cresce gradualmente e tale fenomeno è percettibile il 2, giorno della Candelora, quando la tia llunghisce ‘n’ura, il giorno si allunga di un’ora, ed è quasi un annuncio dell’imminente primavera.
Tuttavia si possono verificare giornate molto fredde, caratterizzate da nevicate e frequenti gelate, come rammentano alcuni proverbi popolari salentini: febbraru curtu e maru, febbraio corto e amaro; in griko: flevàri condò, mina pricò, febbraio corto e amaro; febbraru mienzu duce e mienzu maru, febbraio mezzo dolce e mezzo amaro; ci febbraru nu febbrariscia, marzu male penza, se febbraio non febbrareggia, marzo male pensa, ossia se durante febbraio non vi è il freddo tipico dell’inverno, lo si deve aspettare durante il mese di marzo; in griko: an o flevàri ‘en flevarìzi, vale ccura ca s’evrìzzi, se febbraio non ghiaccia, stai attento che ti burla; nu dire, amicu, ca febbraru e’ curtu ca cchiui te l’autri misi ole fuecu, non dire, amico, che febbraio è corto perché più degli altri mesi richiede fuoco (nel camino) per riscaldarsi; in griko: pedì…mulo o flevarì, e’ ppleo chìru ca o iennàri, figlio…di mulo è febbraio, peggiore di gennaio.
I due ultimi giorni di febbraio e i primi del mese successivo si dicono li giurni te la écchia, i giorni della vecchia, perché sono particolarmente freddi.
Per approfondire
- Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce 2013