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“L’ho presa in braccio e l’ho portata davanti al locale dove è deceduta”. A parlare ai giornalisti, è Simone, 47 anni, senzatetto, il primo a soccorrere, Martina Scialdon, la giovane donna avvocato uccisa dall’ex fidanzato dopo un litigio in un ristorante romano.

 

 

 

“L’ho vista agonizzare, ho visto l’ultimo sussulto, i piedi tremare impazziti, prima che il cuore si fermasse. L’ho vista mentre spirava, con un buco nel petto.  Avrei dato la mia vita, tanto ormai non sono più nessuno, per salvare la sua. Invece mi sono accorto di tutto solo quando era tardi, quando quell’uomo ha sparato. Questa è la tragedia dell’indifferenza e dell’omertà. Lei aveva chiesto aiuto, ma nessuno ha fatto niente”.

Il giovane clochard aveva le cuffie e non si è accorto subito della lite, e si fa una grande colpa di questo. È una immensa lezione di umanità che viene da un uomo considerato tra gli ultimi, come egli stesso si definisce: un “invisibile”.

Simone non si dà pace esattamente come nessuno di noi dovrebbe darsi pace quando cade nell'indifferenza, quell’indifferenza che il clochard chiama: “il mio pane quotidiano”. Un uomo che non si è girato da un’altra parte perché probabilmente ha visto tanti, ogni giorno, farlo con lui.

 

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