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Michael Zanera, 34 anni, uno dei cinque operai morti dopo essere stati travolti da un treno regionale senza passeggeri vicino alla stazione di Brandizzo, sulla linea Milano-Torino, era un ragazzo molto credente.

 

 

Quella sera, era come tutte le altre, ore di lavoro durissimo. Michael nutriva passione per quel suo lavoro, postava su Instagram le foto: la notte, i binari, i colleghi intenti a guidare la fiamma, con fatica.

Poche ore prima aveva postato agli amici un messaggio meravigliato: «È la prima volta che mi succede, mentre  saldavo la rotaia mi è uscito un crocifisso. Dio mi vuole dire qualcosa sicuramente». E l’immagine è quella di una croce sul rosso incandescente dell’acciaio. Una croce diventata subito virale.

Zanera lavorava, come i colleghi, per la Sigifer srl, che ha sede a Borgo Vercelli e opera nel settore dell’armamento ferroviario. Le vittime, morte sul colpo a causa del forte impatto con il treno piombato su di loro, sono state tutte identificate. Morire sul lavoro è sempre qualcosa che non possiamo accettare.

E quella croce? Le opinioni sono, sul web contrastanti, alcune addirittura dissacranti. Ma Michael a Cristo credeva, lo pregava ogni giorno.  E quel crocifisso lo aveva scosso. Che voleva da lui, Dio?

Pochi minuti prima rispondendo ad un commento il giovane scrive: penso che sia un segnale. Non siamo abituati a leggere i segni, presi dalla nostra razionalità.

Eppure, la nostra vita è piena di segni, Dio ci viene a raccogliere ai margini delle nostre vite deluse. Viene lì e si presenta a noi casualmente nel volto di qualcuno, nelle parole di qualcun altro, in un messaggio su WhatsApp, nella pagina di un libro, nel sorriso di un bambino. Travestito da “caso” ci viene a scovare.

Non sapremo mai il significato di quella croce per il giovane ragazzo, ma si siamo certi, quel crocifisso ha allargato le sue braccia per accoglierlo.

 

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