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Grande festa per tutta la comunità, quella tenutasi ieri sera a San Matteo in occasione del dodicesimo anniversario della nascita della Casa della Carità.

 

 

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia cui hanno concelebrato l’arcivescovo coadiutore Angelo Raffaele Panzettamons. Luigi Pezzuto e mons. Cristoforo Palmieri e i sacerdoti delle parrocchie del centro storico. Folta anche la presenza dei diaconi.

All’inizio della celebrazione don Nicola Macculi, direttore di Caritas diocesana, ha ringraziato della loro presenza i tanti amici che negli anni hanno collaborato, o sono stati accolti, in questo nido di carità, nel cuore della città vecchia.

Partendo dal Vangelo del giorno, mons. Seccia nella sua omelia ha poi sottolineato l’importante opera che la Casa della Carità quotidianamente compie: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi, oppressi e io vi darò ristoro. Conserviamo nel nostro cuore questa chiamata che Gesù fa a tutti quanti noi. La Casa della Carità è il luogo dove tutti quanti voi trovate ristoro. Il ristoro che il Signore ci dona nell’Eucarestia è la pace interiore, ma il ristoro di cui ogni persona ha bisogno è avere qualcosa da mangiare. Molti fratelli e sorelle hanno trovato nella Casa della Carità un luogo di ristoro di riposo, di accoglienza di fraternità”. 

Rivolgendosi poi agli ospiti e ai volontari presenti, mons. Seccia ha così continuato: “il Signore vi chiama a venire nella casa preparata per voi, la casa preparata dalla Chiesa madre, dalla Chiesa che sente il dovere di offrire alla società intera una testimonianza concreta del Vangelo. Quello che si vive nella Casa della Carità è una testimonianza concreta del servizio a chi ha più bisogno, a chi attraversa un momento di incapacità di pensare anche al proprio sostentamento, ma anche il bisogno di avere qualcuno con cui parlare con cui sfogarsi, soprattutto per coloro che sono soli o per coloro che giravano per le strade senza avere un posto per dormire dove trascorrere la notte. Tutto questo, qui a Lecce è diventato il segno di una Chiesa che non chiude gli occhi davanti a chi si trova a vivere queste necessità e vuole tendere la mano per la dignità di ciascuno di noi, l’immagine e somiglianza di Dio”.

“La carità - ha sottolineato mons. Seccia - è il comandamento che Gesù ci ha raccomandato più di tutti, ‘vi riconosceranno da come vi amerete gli uni gli altri’. Ma questo amore si manifesta nella sua credibilità quando fa spazio a chi ha bisogno di avere spazio nella società, di avere riconosciuta la propria dignità, di persona e quindi di avere anche uno sguardo d’amore e un diritto di accoglienza. Lo sguardo di amore che la Casa della Carità rivolge a tutti coloro che si affacciano. E sedendosi alla stessa mensa ritrovano il calore della fraternità, quel calore di amabilità che è segno dell’amore di Dio che si china sulle creature e suscita, su coloro che sono più sensibili, a dare senso a questo amore”.

Mons. Seccia ha poi concluso la sua omelia con un ringraziamento: “Ecco, allora grazie! La Chiesa ringrazia voi, perché avete accettato l’invito: ‘beati coloro che sono accolti e si sentono accolti dalla Casa della Carità ma questa sera beati saremo, sia noi che celebriamo l’Eucarestia, sia voi che frequentate la Casa della Carità, se vivremo sempre la carità perché Deus Caritas est”.

Uno dei figli e volontario della Casa della CaritàTommaso De Lorenzis, ha poi letto un pensiero di ringraziamento ai quattro presuli: “Grazie per la vostra presenza. Ne è passata di acqua sotto i ponti in questo tempo e la Casa della Carità è cresciuta, passando da una quarantina a circa centocinquanta pasti distribuiti al giorno, interventi di natura di volta in volta sanitari, legali, sociali economici, segno evidente che la povertà cresce, purtroppo senza sosta.  Ma caparbiamente si è andati sempre avanti, creando non solo il primo aiuto ma anche i vari protocolli di intesa con diversi enti. È nata cosi anche l'Accademia della Carità, dimostrando che la vita può essere cultura e bellezza, sempre e comunque”.

“Lei, mons. Seccia - ha proseguito - non solo ci ha quotidianamente sostenuto, ma ci è stato sempre accanto come parte integrante della struttura, non soltanto in solidarietà, ma immedesimandosi in noi ed una stanza della Casa della Carità è meritatamente sua! Sicuro di esprimere, insieme al mio, il pensiero di tutti, mi prendo una licenza: Padre Michele, ti vogliamo davvero un gran bene, lo stesso bene che dimostri e dimostrerai di volerci quotidianamente”.

“Ed ora - ha concluso - un grande abbraccio a lei, mons. Angelo Raffaele. Ci siamo già affezionati alla sua persona e siamo qui per aiutarla, insieme a mons. Seccia, nel progetto che ci accomuna. Ci fornisca mattoni, cemento, malta, e noi costruiremo una stanza anche per lei!”.

Al termine della celebrazione il diacono Mario Renna ha omaggiato i presuli di alcuni doni simbolici in ricordo di questo importante giorno di festa: la mappa e le chiavi della Casa della Carita per mons. Seccia e mon. Panzetta; e un’icona della Madonna della Luce per mons. Pezzuto e mons. Palmieri. 

La festa si è poi spostata nella sala parrocchiale per un piccolo rinfresco per tutti gli invitati. 

Un compleanno importante e ricco di significato, quello di ieri, come dichiarato da Simona Abate, coordinatrice della Casa della Carità: “sono dodici anni di amore dato e ricevuto. Una bella sfida di vita. Alla Casa della Carità ho imparato l'amore vero, quello che non si sostituisce mai all'altro, ma che lo affianca, nei suoi disagi, per tirare fuori al meglio tutta la sua dignità, da tenere sempre al centro. La Casa della Carità è una scuola di vita. Lì impari solidarietà pura e tanta umiltà. Le lacrime dei poveri sono mio esame di conoscenza giornaliero e paradossalmente la mia ricchezza perché hanno sempre da dire tanto affinché le mie competenze siano sempre a vantaggio degli ultimi e mai appannaggio delle mie capacità. Amo il mio lavoro e lo amo perché non permette mai di rientrare a casa soddisfatta; si fa sempre poco per gli altri. E questo mi salvaguarda dai pericoli della vanagloria”.

Infine, a cura dell'Accademia della Carità, stasera alle 18,30, nel salone dell'episcopio di Piazza Duomo, "La Costituzione italiana a tutela della fragilità": in dialogo con Giovanni Salvi, presidente della Fondazione Vittorio Occorsio e già Procuratore generale presso la Corte di Cassazione. Interverranno i due arcivescovi con Alessandro Valenti e Mario Moroni, rispettivamente presidente e socio fondatore dell'Accademia.

 

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