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Torna dal 30 marzo a Roma la Clericus Cup che, giunta alla 13ma edizione, vedrà scendere in campo ancora una volta seminaristi e sacerdoti di tutto il mondo.

Ma con una novità: nella fase a gironi, che prenderà il via domani nel Centro sportivo Pio XI, a due passi da San Pietro, seminaristi e sacerdoti per la prima volta giocheranno in gironi distinti, spiega Vittorio Bosio, presidente del Csi (Centro sportivo italiano) che promuove il mundialito della Chiesa con il patrocinio dell’Ufficio nazionale del tempo libero, turismo e sport della Cei; del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita; e del Pontificio Consiglio della cultura. “Così - commenta Bosio - nei quarti di finale avremo la certezza di poter applaudire almeno quattro squadre di preti”. Obiettivo del torneo, che quest’anno ha come slogan “Giocare per credere”, è “trasmettere il messaggio dello sport per educare, il suo valore missionario e pastorale”

Di qui l’intenzione di alimentare questa consapevolezza nei seminaristi e nei preti affinché nelle parrocchie “la pastorale venga sostenuta con uno degli strumenti più idonei per la crescita dei giovani: lo sport. Così come indicatoci dallo stesso Papa Francesco nel recente Sinodo dei giovani”.

Sulla stessa linea il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura che, impossibilitato ad essere presente a causa di un concomitante impegno internazionale, afferma in un messaggio: “Il calcio è anzitutto gioco, espressione di gioia e di libertà. Ma è anche un potente strumento educativo che nelle mani dei sacerdoti, futuri educatori dei giovani, si rivela prezioso. Ed è su queste due dimensioni che si deve impegnare la Chiesa ma anche la società contemporanea”.

Santiago Pérez de Camino, responsabile Ufficio Chiesa e Sport del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, fa sue le parole del Papa all’incontro nel 2014 con il Csi per il suo 70° di fondazione: “Lo sport è un mezzo d’incontro, di formazione, di missione e di santificazione”.

Aggiunge Daniele Pasquini, presidente Csi Roma: “Bisogna creare una cultura sportiva nuova. A noi non servono tecnici: gli allenatori devono essere soprattutto educatori”.

Sono 403 (tra giocatori e dirigenti delle squadre) i tesserati iscritti. Sedici squadre in campo per un totale di 359 calciatori di 67 nazionalità dei cinque continenti. 34 gli italiani convocati tra i vari seminari diocesani. Messico e Nigeria i Paesi più rappresentati; in campo anche calciatori da Corea, Angola, Armenia, Venezuela e Sud Sudan. Collegio brasiliano e Collegio portoghese danno vita alla Alleanza Luso-Brasiliana. Il regolamento prevede la possibilità di effettuare cinque sostituzioni, chiamare il time out di cinque minuti, sanzionare i giocatori con il cartellino azzurro, espulsione temporanea di cinque minuti in caso di grave scorrettezza. Prevista inoltre prevede l’espulsione per 5 minuti. Ogni match finito in parità, si concluderà ai calci di rigore. Alla fine di ogni gara uno speciale “terzo tempo”; oltre alla stretta di mano una preghiera comune.

Intanto, nei capitani delle formazioni è ancora vivo il ricordo del maggio scorso, quando in udienza da Papa Francesco gli donarono la maglia delle rispettive squadre finaliste e il Pontefice autografò alcune casacche, benedisse la coppa e il pallone della finale.

“Evangelizzate anche su un campo di calcio. La vostra missione è una sfida quotidiana”, l’esortazione ai calciatori di Bergoglio che, in occasione del 75° di fondazione del Csi, il prossimo 11 maggio incontrerà tutti i dirigenti dell’associazione. La Clericus Cup è sui social con l’hashtag #ClericusCup. Media partner sarà ancora Radio Vaticana Italia mentre Tv2000 dedicherà ampio spazio al torneo.

 

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