C’è un momento fondamentale nella storia dell’uomo e del mondo intero in cui tutto è cambiato: il momento in cui un uomo è uscito vivo dal sepolcro. Da quell’istante la morte non è più stata la parola definitiva sul destino umano ma l’inizio di una nuova esistenza, di una nuova vita, quella vera, inaugurata dall’umile figlio del falegname di Nazareth: Gesù!
La Pasqua centro della storia e della liturgia
Questo momento cruciale è avvenuto tanti anni fa, intorno all’anno 30 dell’era cristiana, per Gesù. I suoi discepoli interpretano tale evento come il punto di arrivo della storia che lo precede e il punto di partenza di ciò che segue e cominciano a delineare, attraverso racconti scritti, le tappe significative della sua vita, dall’incarnazione all’invio dello Spirito Santo. Tale evento, chiamato “pasqua”, fondante il cristianesimo e la sua visione dell’uomo e del cosmo, è il passaggio di Cristo attraverso la sua passione per giungere alla risurrezione e alla glorificazione.
Dalla Pasqua settimanale alla Pasqua annuale
I cristiani da duemila anni continuano a celebrare questo evento, ovvero il “mistero pasquale”, nel primo giorno della settimana, chiamato proprio per questa ragione dies Domini, “giorno del Signore”, cioè del Risorto con una scadenza ritmica, cioè con una frequenza settimanale determinata dal susseguirsi delle apparizioni “otto giorni dopo”. Da questo nucleo germinale e germinante della domenica come “piccola pasqua della settimana” e festa primordiale, ben presto i cristiani hanno cominciato a celebrare il mistero pasquale in modo più solenne in quella “grande domenica dell’anno” chiamata “Pasqua” per antonomasia. Non a caso le norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico affermano che «il sacro Triduo pasquale della Passione e Risurrezione del Signore risplende come il culmine di tutto l’anno liturgico. Quindi la solennità della Pasqua ha nell’anno liturgico la stessa alta dignità che la domenica ha nella settimana» (n. 18).