Il nome Fernando Martins de Bulhões ai più risulterà oscuro e sconosciuto. Le cose cambiano però quando si chiarisce che questo altro non è che il nome di battesimo di uno dei santi più venerati in tutto il mondo, Sant’Antonio da Padova (1195-1231).
Questo figlio del primitivo francescanesimo, giustamente riconosciuto come uno dei più alti predicatori che la storia cristiana ricordi nonché come grande taumaturgo, è invocato da numerose schiere di devoti in tutta la Puglia, al punto tale che quasi non è possibile contare le chiese e gli altari a lui dedicati nelle nostre contrade. Tra i molti luoghi impregnati di devozione antoniana spicca tuttavia la cittadina di Tricase che in questi giorni ha addirittura l’incredibile privilegio di ospitare due reliquie del santo portoghese. Ne abbiamo parlato con il prof. Antonio Ficocelli, dottore in scienze filosofiche e religiose ma soprattutto presidente del comitato festa Sant’Antonio.
Prof. Ficocelli, sono giorni solenni: le reliquie antoniane sono giunte a Tricase…
È con profonda commozione che viviamo questo momento. Si sta scrivendo un’importante pagina di storia religiosa non solo della nostra comunità ma, oserei dire, anche dell’intera diocesi ugentina. Tricase accoglie il santo di Padova non come un personaggio del passato, una figura cui conferire una simbolica cittadinanza onoraria. Per i tricasini Sant’Antonio è fondamentalmente un padre, un fratello, uno di famiglia. Nella vita dei fedeli, la sua presenza, per quanto misteriosa, è stata e rimane qualcosa di concreto e tangibile. Quanti di noi si sentono onorati di portare il suo nome? Quanti di noi potrebbero raccontare di essersi rivolti a lui in circostanze dolorose e di aver ricevuto conforto? Quanti di noi ricordano la sua immagine nella sala da pranzo o nella camera da letto della casa dei nonni? Ecco, Sant’Antonio è sempre stato qui, a Tricase. E la venuta delle sue insigni reliquie non fa altro che rafforzare questa unione spirituale tra noi e lui.
Potrebbe descriverci meglio le sacre reliquie portate da Padova?
Si tratta di due reliquie ex massa corporis estratte dalla tomba del santo, custodita nella basilica di Padova, durante la ricognizione del 1981. Sono esposte in due preziosi reliquiari: uno, più piccolo e maneggevole, usato di solito per le benedizioni; l’altro è invece uno splendido busto dorato, alto circa 75 cm e del peso di 17 kg. Entrambi i reliquiari sono protagonisti della peregrinatio antoniana. Vengono cioè condotti dai frati della basilica del santo nei luoghi dove, con l’assenso del vescovo locale, viene fatta richiesta del loro sacro passaggio. L’evento della peregrinatio dunque è davvero una missione evangelizzatrice perché accompagnato da messe solenni, adorazioni eucaristiche, liturgie penitenziali, veglie e incontri di preghiera per giovani, adulti o ammalati. Nello specifico, a Tricase le reliquie sosteranno fino al 20 maggio nella parrocchia dedicata proprio a Sant’Antonio.
Quale messaggio vuole offrire questo evento così sentito?
Il culto delle reliquie è davvero antichissimo, risale ai primi tempi del Cristianesimo. Esso ricorda come la redenzione operata da Cristo non riguardi solo l’aspetto spirituale dell’uomo ma anche la sua dimensione materica, il corpo. Le reliquie quindi testimoniano una chiara presenza di eternità e rimandano a quella resurrezione dei corpi che, professata nel Credo, avverrà nell’ultimo giorno. Quando un santo, dopo aver proclamato Cristo per la sua intera vita, conclude la sua esistenza terrena ecco che il nome del Salvatore non resta racchiuso nel suo estremo respiro ma scorre nel suo sangue, si incide nella sua carne, resta impresso nelle sue ossa che continueranno a testimoniarlo per sempre. Senza dubbio così è per Sant’Antonio: queste reliquie proclamano la crocifissione e la resurrezione del Nazareno per la salvezza del genere umano.