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Le insigni reliquie di Sant’Antonio da Padova, protagoniste della peregrinatio antoniana, sono giunte a Tricase, tra la gioia e la commozione di tutti i cittadini del comune del Basso Salento. È facile immaginare come siano giorni particolarmente speciali per il parroco, don Donato Bleve

Don Donato, le reliquie antoniane sono state accolte nella sua parrocchia: è un grande onore!

Non è solo un onore ma un bellissimo sogno che, con l’aiuto del cielo, si è finalmente realizzato. In verità, non è stato facile. Già nel 2015 avevo inoltrato alla basilica di Padova la richiesta di poter avere qui a Tricase, per qualche giorno, le reliquie del nostro amato santo. Confesso che il mio più profondo desiderio era quello di poterle ricevere in occasione del mio cinquantesimo di sacerdozio. Sarebbe stato davvero stupendo rendere grazie a Dio per il dono dell’ordine sacro con accanto non solo i miei fedeli ma addirittura la speciale presenza di uno dei santi più grandi della storia cristiana. Non avvenne così: vari avvicendamenti occorsi in basilica impedirono, almeno in quel periodo, che la mia petizione fosse accolta. Tuttavia, sono certo che il volere di Sant’Antonio fosse quello di passare a trovarci, di venire a stare per un po’ di tempo nella sua Tricase, per benedire la nostra comunità, la nostra diocesi e tutto il Salento. Così, al momento giusto, le difficoltà sono svanite e noi siamo stati felicissimi di abbracciare questo nostro padre nella fede.

Ci potrebbe descrivere l’amore dei tricasini per Sant’Antonio?

Qui tocchiamo corde assai intime dello spirito di una comunità di fedeli. Sant’Antonio è molto venerato nel mondo intero. Non tutti sanno, ad esempio, che la sua figura è popolarissima anche nel continente americano, soprattutto in Brasile. La santità cristiana è davvero qualcosa di straordinario. Un uomo vissuto in pieno Medioevo ha, in senso spirituale, attraversato l’oceano e fatto innamorare di sé tantissimi credenti. Sant’Antonio è capace di mettere radici dovunque e di trovare posto nel cuore di tutti. Sarà forse perché basta accostarsi un po’ alla sua persona, conoscere un po’ la sua storia, guardare un po’ qualche sua immagine e subito lo si sente vicinissimo. Ci si sente amati da lui e da lui condotti a Cristo. Credo che sia stato così anche per le innumerevoli generazioni di tricasini che ci hanno preceduto e che lo hanno sinceramente amato e resto convinto che così sarà per le generazioni di tricasini che, nel futuro, ci seguiranno.

Che cosa lasceranno questi giorni di grazia ai fedeli?

Senza dubbio lasceranno in dono una preziosa eredità. Amare i santi - questi nostri fratelli, padri, sorelle del cielo con cui siamo legati da vincoli di familiarità spirituale - porta inevitabilmente ad amare Cristo. Ecco, Sant’Antonio è venuto qui, ci ha radunati intorno a sé ed è come se ci abbia presi per mano per condurci davanti al suo Signore, a quel meraviglioso Gesù Bambino che lui tiene in braccio. Ce lo ha presentato come Figlio di Dio e nostro Salvatore. Noi, sul suo esempio, ci siamo posti in ginocchio dinanzi a quel Bambino. Ovviamente non speriamo di riceverlo in braccio: ci basta che sia Sant’Antonio ad abbracciarlo, che sia lui a sussurrare all’orecchio del Figlio di Dio i nostri nomi, a parlargli delle nostre paure, delle attese di ciascuno, delle nostre speranze. Ma, aldilà di tutto, una cosa gli chiediamo in modo particolare: che ci aiuti ad amare quel Bambino come lui lo ha amato. E siamo certi di essere esauditi.      

 

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