La sinodalità è “la cartella clinica che descrive lo stato di salute della Chiesa italiana”. Lo ha detto il Papa ieri pomeriggio, nel suo discorso a braccio in apertura dell’assemblea generale della Cei, in corso in Vaticano fino a giovedì.
Declinando il primo punto del suo discorso - “sinodalità e collegialità” - Papa Francesco ha citato il discorso pronunciato in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, il 17 ottobre 2015, “dove ho voluto chiarire che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. È dimensione costitutiva della Chiesa, cosicché quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già contenuto tutto nella parola Sinodo”.
Poi il Papa ha fatto un’ampia citazione del documento della plenaria della Commissione teologica internazionale sulla sinodalità e la vita e missione della Chiesa, che risale al 2017, dove si legge che “la sinodalità, nel contesto ecclesiologico, indica lo specifico modus vivendi e operandi della Chiesa popolo di Dio”, la quale “realizza il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla missione evangelizzatrice”.
Mentre il concetto di sinodalità, dunque, “richiama il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, il termine collegialità “precisa il significato teologico e la forma di esercizio del Sinodo dei vescovi”, affidato alla Chiesa particolare e nella comunione dell’unica Chiesa di Cristo, “mediante la comunione gerarchica del collegio episcopale con il vescovo di Roma”. La collegialità, secondo il documento della Commissione teologica internazionale, è quindi “la forma specifica in cui la sinodalità ecclesiale si manifesta e si realizza”.
“Mi rallegro che questa assemblea ha voluto approfondire questo argomento - il tributo del Papa - che in realtà descrive la cartella clinica dello stato di salute della Chiesa italiana e del vostro operato pastorale ed ecclesiale”. Alla Chiesa italiana, Francesco ha dato il compito di riflettere sulla “eventuale carente collegialità e partecipazione nella condizione della Conferenza Cei, sia nella determinazione dei piani pastorali che negli impegni programmatici economico-finanziari”.