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Maria Stella Falco, salentina classe ’89, laureata in lettere moderne, attualmente studentessa al corso di laurea in Servizio civile, ha la tetraparesi spastica dalla nascita, e il suo percorso di vita, per tale condizione, non è stato semplice.

Tuttavia, negli ultimi anni ha raggiunto nuove consapevolezze, è cresciuta, ha vissuto esperienze piene e ricche di entusiasmo. Un ruolo importante, in tutto questo, è stato svolto dalla scrittura, sua grande passione, che l’ha portata, tra le altre cose, alla pubblicazione del volume Due tempi, due donne, due stralci di storie (con youcanprint, nel 2017) e anche dalla fede nella vita e in Dio.

Maria Stella parlaci del tuo libro "Due tempi, due donne, due stralci di storie". Cosa racchiude e cosa intende trasmettere?

Le protagoniste dei due romanzi brevi sono due giovani donne che affrontano un periodo di vita importante, ricco di vicende. “Matilde” e “Francesca” sono sognatrici sì, ma determinate a concretizzare i loro sogni – e per realizzarli dovranno imparare a vivere la vita giorno per giorno; loro, vivendo il loro tempo (le storie sono ambientate in due epoche storiche differenti) e la loro età, scoprono, scopriranno, la Vita vera e imparano, impareranno, a viverla. Consapevoli che non si smette mai di maturare. Ecco, questi lavori si caratterizzano per questo loro messaggio che vogliono trasmettere. Come ho accennato, i romanzi brevi propongono solo un tratto di altrettante storie di vita, che si svolgono in due epoche storiche differenti: il Medioevo e quella in cui anch’io vivo: da piccola, e in fondo ancora oggi, la Storia Medievale mi affascina(va); cominciai a scrivere il secondo romanzo breve prima di vivere un periodo difficile della mia vita. Lo “terminai” (anche se la mia volontà di rimettere mano a ciò che ho scritto è sempre forte) dopo il termine di quel periodo, di quell’esperienza significativa. Come per “Matilde”, ho immaginato “Francesca” e un tratto della sua vita anche su consiglio degli specialisti che mi seguono oggi: mi hanno consigliato di dare spazio alla mia immaginazione, come esercizio utile al pari di quello fisico, tralasciando la narrazione autobiografica per un po’. Ogni tanto o spesso, però, la vita delle mie protagoniste, e la mia, si confondono! Dunque, ho narrato momenti significativi della loro vita, traendo ispirazione dagli eventi di vita che ho vissuto dagli insegnamenti che ho colto da tutte le persone che hanno arricchito la mia vita. Gli altri particolari su di loro, e come dicevo sopra, anche su di me, ve li lascio scoprire leggendo(le).


Tra le tue parole d'ordine troviamo "rinascita". Come si è realizzato il tuo percorso di rinascita? Quali eventi lo hanno caratterizzato?

Da quando, una decina di anni fa, ho cominciato ad accorgermi che stavo affrontando al mio meglio il periodo, a livello psicologico, più difficile della mia vita. Faccio ancora un po’ fatica ad indicare come si sia/è realizzato questo mio percorso; a scandirne le tappe! Posso scrivere quanto segue perché ne ho nota: documentandomi per motivare al relatore l’idea di raccontare nella mia prima tesi l’avvio della mia rinascita, infatti, ho scoperto, approfondito e poi effettivamente sperimentato, la “tecnica della riscrittura creativa” (di cui il precursore è G. Pontiggia). Come ho scritto ancora nei Cenni introduttivi alla mia cara auto pubblicazione, ed in altre “sedi”, “(l)a conferma scientifica della validità della riscrittura nell’ambito della psicoterapia viene da James Pennebaker”.

 

E che ruolo ha avuto la fede?

“Fede” vuol dire “fiducia”: io ho fiducia nella vita, in Dio. Mi sento protetta. Sostenuta, incoraggiata, anche, amata. “Dio m'ha dato del bene, perché faccia del bene" (A. Manzoni", "I promessi sposi", capitolo XVII); la continuai, ancora, vedendo solo tanto buio di fronte e intorno a me. Un giorno m feci accompagnare da mio padre alla Chiesa Matrice del mio paese: stetti male, pure lì … “Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore" (A. Manzoni, I promessi sposi, XXXVIII). Un incontro, successivo, mi ha aiutato a ritrovare “fiducia, fede, nella vita, voglia di vivere, di sorridere” (quanto avevo perso); letture “letterarie” e “psicologiche” illuminanti, hanno arricchito la mia anima, le hanno dato spunti sempre narrativi per raccontare il suo, e mio, percorso di rinascita interiore…. Il tema della ri-nascita, dunque nuova o ennesima nascita, “già classico”, ne ho preso coscienza gradualmente, sempre mi ha riguardato e sempre mi riguarderà: quella mia a cui ho solo accennato, è solo una delle tante (e non l’ultima, cominciando a “contarle” da quando sono nata) che ho vissuto. A un certo punto della mia vita, ho anche preso coscienza del fatto che, per scelte mediche, non potrò vivere la nascita, da mamma: altre letture mi hanno aiutato ad accettare, anche questo aspetto del mio futuro. "In verità, sono tutte storie di Madri. Madri di idee, di progetti, di sogni. Madri (...) perfino di sé stesse. Capaci di far germogliare speranza e abortire fantasie, di creare dal nulla e di nutrire di sé: totalmente imperfette e, per questo, così seducenti e difficili da decifrare" da Vite di madri. Storie di ordinaria anormalità: romanzo-inchiesta di Emma Fenu (Milella Edizioni) dedicato al “lato oscuro della maternità”.


Ci sono diversi modi di apprezzare sé stessi, nonostante le difficoltà del quotidiano. Tu come curi il tuo vivere? Quali passioni ti donano gioia e nuova forza?

Innanzitutto, il mio percorso mi sta facendo scoprire come tutte le passioni umane siano riconducibili all’Amore (per sé, gli altri, la Natura, la Vita). Esprimere, raccontare e trasmettere la mia ritrovata e rinvigorita gioia di vivere mi dona gioia e nuova forza. Provare a concretizzare il mio cambiamento interiore, in ambito lavorativo, mi dona gioia e nuova forza. La certezza che potrei farcela, ancora una volta, a rinascere, mi dona gioia e nuova forza.

Lecce ha avuto e ha ancora un ruolo importante nel tuo percorso di vita, professionale, formativa, e non. Raccontaci la tua esperienza, anche di studio, nella città barocca.

Seppur sia poco incline a concretizzare, almeno per ora, il progetto di vivere altrove rispetto al mio paese (Ruffano), so che per me, Lecce, da dieci anni ormai e progressivamente, è diventata uno spazio socio-culturale insostituibile: Lecce mi accoglierà e ospiterà, mi valorizzerà, sempre. Ci sono giunta a poco più di 18 anni, “tante vite fa”: accompagnata da mamma, andai al Parlangeli, sede universitaria ora inattiva, per prendere primo contatto con l’Ufficio Integrazione dell’Unisalento. Frequentando Lettere moderne, a Lecce, ho cominciato a crescere; poi, sono “caduta” e Lecce si è dimostrata comprensiva e paziente nei miei confronti; rimessami in carreggiata, a Lecce, ho potuto continuare a crescere, a formarmi, a livello umano, formativo e sociale; alla città barocca ho raccontato l’avvio della mia rinascita interiore, durante la mia prima seduta di laurea; a Lecce ho affrontato il mio primo ed il mio secondo colloquio di lavoro. A Lecce, oggi, studio (Servizio sociale); la vivo ancora, Lecce, le racconto ancora di me. Proprio Lecce, nello specifico la sala letteraria “Mino Carbone” della “Libreria Adriatica” di Daniela Mazzotta, sita nelle vicinanze dell’edificio universitario “Codacci-Pisanelli” (coincidenza?), ha ospitato la prima presentazione della mia cara auto pubblicazione.

 

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