Alla vigilia della Giornata per la vita, anziché presentare il Messaggio rivolto dai vescovi italiani dal titolo “È vita, è futuro”che chi vuole può LEGGERE QUI, abbiamo deciso di pubblicare una lettera giunta al giornale.
Si pensi, era finita nella posta indesiderata della casella mail ma… quando la provvidenza si impegna non le resistono nemmeno le spam. E poi, se una mamma scrive, pensa, vuole… il gioco è fatta.
Leggerla aiuta. A riflettere, a confrontarsi con i propri pensieri, ad invitare alla coerenza. Buona Giornata per la vita
Gent.mo direttore,
in occasione della 41a Giornata per la Vita, mi preme farle giungere questa mia lettera che tenta di focalizzare l’attenzione su di un argomento che penso stia a cuore anche a lei e che dovrebbe scuotere le coscienze di tanti uomini e donne.
Premetto che sono moglie, mamma e nonna di 63 anni che nella mia vita ho sempre avuto la convinzione di dover educare, assieme a mio marito, i nostri figli nel rispetto degli altri, dove per altri si intendono soprattutto le persone più fragili. Certo, a dirsi è facile perché alla fine tutti, a parole, affermiamo le stesse cose, ma quando poi dobbiamo passare “al pratico” le cose cambiano e così abbiamo genitori freneticamente occupati nel loro lavoro che invece di impegnarsi a dare dei buoni esempi ai figli che, nel periodo di crescita diventano più fragili, scaricano sulla scuola i vari problemi derivanti da una gioventù divenuta triste, senza ideali, a dirlo con un vocabolo in voga oggi “liquida”; poi abbiamo gli insegnanti (che a loro volta spesso sono genitori essi stessi) che non vogliono assumersi la responsabilità di dialogare con gli studenti perché pensano che il loro compito sia solo quello di trasmettere nozioni e non di educare, e tutto ciò senza che ci si accorda che tali atteggiamenti rendono i ragazzi sempre più fragili.
E che dire delle persone ormai avanti negli anni, che proprio la vecchiaia rende fragili e che hanno dei figli i quali pretendono la migliore assistenza possibile da medici e badanti ma che poi, non trovano mai il tempo per far loro un po’ di compagnia. Se poi volessimo continuare, potremmo anche ricordarci di quei bambini che la vita moderna, spesso ammantata da falsa efficienza, ha condannato ad essere sballottati di qua e di là come pacchi postali, spaventati e forse già delusi da tutto ciò che li circonda. E potrei ancora elencare altre categorie di persone che ritengo più fragili.
Chi sta peggio però, secondo me, sono i bambini a cui non viene data nemmeno la possibilità di nascere, in nome di una fantomatica libertà della donna, mai messa veramente in pratica visto che la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza, fatta passare per una legge tutelante la maternità, alla fine è servita solo a permettere alle donne di abortire come se fossero su una “catena di montaggio”, senza che i vari consultori, previsti appunto per legge, le informassero su ciò che comporta un aborto (anche per la loro stessa salute) o che le mettessero nella condizione di capire, spiegando chiaramente, le varie tecniche sempre cruenti di un aborto provocato, anche con l’ausilio di filmati scientifici come “Il grido silenzioso” (disponibile in Italia fin dai primi anni ‘80 e visionabile su Youtube).
Sono fermamente convinta che la corretta informazione debba abbracciare sempre e comunque tutti gli aspetti della nostra vita. Ma come si può avere libertà di scelta se non si hanno a disposizione tutte le opportunità di scelta? Si dovrebbe finalmente trovare il coraggio “politicamente scorretto” (anche da parte dei media) di far capire alle donne e non solo a loro che l’aborto procurato è, in fondo, il primo atto di guerra contro l’Umanità tanto da far affermare a Madre Teresa di Calcutta che se una madre è capace di uccidere il proprio figlio che ha in grembo, non ci si può meravigliare delle varie guerre che scoppiano nel mondo.
Chi sa mai se dopo aver fatto un purificante bagno di umiltà, potremo ricominciare a raccontare la nostra Storia guardandola con occhi diversi...
So già che qualcuno mi giudicherà come se fossi una vecchia “talebana”, ma posso assicurare che quello in cui fermamente credo è ciò che mi ha permesso di colmare la mia vita di tanto amore perché le mie talebane convinzioni hanno fatto sì che potessi, con l’aiuto di Dio e tanta fatica, “edificare” una bella famiglia dove tra tanti punti di vista diversi ma sempre costruttivi e creativi, ciò che rimane inalienabile e fermo è appunto il rispetto verso i più fragili dei deboli e non a caso, forse, la mia quarta figlia che oggi ha 29 anni, è entrata a far parte della nostra vita familiare, arricchendola, a 7 mesi quando, grazie alla sua vistosa fragilità (è una ragazza Down), è stata abbandonata in un orfanotrofio.
Ed è anche per questo che io, assieme ai miei familiari, combatterò sempre per il raggiungimento della verità vera (come luce rassicurante di un faro), quella verità che non può essere parziale,taciuta o nascosta e che dovrebbe portare l’uomo a sentirsi orgogliosi di essere nato.
Ed è anche per questo che tutti, ma proprio tutti, hanno il diritto di nascere!
Marialucia Spirito